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mercoledì 30 giugno 2010

Sesso: non è una cosa da fondisti....almeno così ci dicono...



Il sesso? Dopo 13 minuti è noia

Secondo gli studiosi ci si può concentrare sul rapporto solo per un tempo limitato, superato il quale il cervello comincia a vagare altrove. Gli uomini? Lo hanno sempre saputo. Le donne? Lo hanno sempre sospettato.

Finalmente possiamo mettere un po’ d’ordine. Lasciando fuori le lei che durante analizzano le macchie di muffa sul soffitto e i lui che pensano d’essere sul set di «Nove settimane e mezzo», il rapporto equo e solidale può essere scientificamente definito: dieci minuti. Il tempo perfetto. Tra sette e tredici restiamo negli intervalli di tolleranza. Sotto i sette dobbiamo cominciare a preoccuparci, sopra i tredici deve cominciare a preoccuparsi il partner. In ogni caso, è finalmente possibile tornare con i piedi sulla terra, sentendoci tutti mediamente più tranquilli. Al diavolo, una volta per tutte, le frustranti invidie verso chi racconta di lunghissime notti indemoniate. E al diavolo pure Sting, che con il suo annuncio della copula tantrica di nove ore ci aveva così sprezzantemente umiliati.

Dieci minuti: il tempo eterno e misurato dell’amore ideale. In dieci minuti si riesce a fare e a dare tutto quello che serve in una coppia equilibrata. Dopo, si esce dalla poesia e si entra direttamente nel campo minato della fatica e della noia. A dare questo durissimo colpo di maglio ai miti dei bagnini e dei rocchisiffredi è una rispettabile ricerca scientifica, condotta da cinquanta specialisti della «Society for sex therapy and research» e pubblicata sul Journal of sexual medicine. Gente che ne sa. Psicologi, terapisti, medici, assistenti sociali. Dall’analisi di tantissime coppie e dei loro amplessi più o meno problematici, esce un risultato che definiscono attendibilissimo.
Una bella scoperta, c’è poco da dire. Molti di noi, escludendo per inattendibilità quelli che spaziano desolatamente tra i sette e i tredici secondi, non sapevano quale fosse il minutaggio virtuoso. Mezz’ora? Un’ora? Un weekend con briciole nel letto?

Sin da ragazzi, studiamo guardinghi la concorrenza, con domande molto alla lontana, per carpire qualche elemento di confronto. Per sapere se siamo in media, o se siamo un po’ conigli, o se siamo un po’ bradipi. Una volta per tutte, c’è il riscontro cronometrico che fa da spartiacque. Dieci minuti, tre più tre meno. Crolla definitivamente il mito della maratona. E soprattutto crolla miseramente questa idea fissa di doversi barricare in camera per giorni e giorni come segno estremo di amore immenso, neanche fosse un Mondiale con quarti, ottavi e semifinali. Per l’amore eterno può bastare l’infinitesimo temporale di uno sguardo. E qui mi fermo perché il discorso porterebbe un po’ lontano.

Restiamo al dato scientifico, per sua natura poco opinabile. I ricercatori chiariscono che nell’arco ideale dei dieci minuti i due atleti mantengono una soglia di attenzione altissima. In questa fase, la concentrazione è massima. La coppia pensa solo a quello, lasciando il mondo chiuso fuori, lontanissimo e insignificante. Allo scoccare del decimo, più recupero di 3’, il cervello comincia a chiedere permesso, scusate, c’è dell’altro. Inevitabilmente crolla la concentrazione e arriva la noia. O quanto meno la distrazione. Difficilissimo prolungare gli stessi livelli di prestazione. In sostanza, è il problema che aveva Sacchi con il primo Milan: estendere l’intensità oltre il quarto d’ora.

Riconosciamolo: questa scoperta dei dieci minuti è destinata a cambiare la storia dell’uomo, inteso anche come donna. In tema di sesso, si erano sempre cercate più che altro certezze sui luoghi. Come dimenticare la faticosa individuazione del punto G. Come dimenticare le energie profuse dalla scienza per localizzare questa stramaledetta specie di interruttore, che metterebbe in moto le signore come macchine da guerra. Invece, poco o niente sulla dimensione tempo. Con tutto quello che ne consegue: complessi di inferiorità, complessi di superiorità, complessi.

Nel luminoso anno 2010, è con giustificato orgoglio che lo psicologo Eric Corty, della Penn State University, può finalmente regalare al genere umano l’atteso annuncio: «La durata giusta è dieci minuti. Molti fantasticano erroneamente su intere notti di sesso sfrenato: speriamo che il nostro studio incoraggi uomini e donne ad avere aspettative più realistiche».

Da qui in avanti, niente sarà come prima. Possono cambiare usi, costumi, credenze popolari e mitologie erotiche. Sinora, un criterio sufficientemente attendibile poteva sembrare quello ereditato dalla tradizione, cioè che ciascuno fa quanto e come si sente, senza la clessidra sul comodino. Ma è chiaro che adesso il dilettantismo e l’improvvisazione diventano obsoleti. Dieci minuti e via. Per sentirsi a posto, per sentirsi in regola.

Piuttosto, regolamento alla mano, si può dire che a rimetterci di più sia sostanzialmente la donna. Lei con il suo preteso cerimoniale di corteggiamenti, parole dolci, carezze e preliminari, in totale non meno di mezz’ora. È finita. Si volta pagina. Già dopo sette minuti, nessuna di loro potrà più permettersi il piacere sottile di pronunciare la fatidica frase: tutto qui?

Tratto da Il Giornale on line del 30 Giugno 2010.

martedì 29 giugno 2010

Se continua così....altro che vacanze cosmiche....


Avviata in Usa dalla Bigelow Aerospace la costruzione della prima stazione privata

Un resort cosmico per il turismo estremo

Partirà nel 2014: è un habitat gonfiabile per 6 persone. Il «biglietto»: 20,2 milioni di euro al mese


Non lontano dalla giocosa Las Vegas (Nevada), in una piccola fabbrica avvolta dal silenzio (i tecnici sono stati invitati a non parlare del loro lavoro) sta nascendo la prima stazione spaziale privata. Ma Robert T. Bigelow, che ha avviato l’impresa, preferisce raccontare che Sundancer, come l’ha battezzata, sarà il primo hotel per «ricchi turisti spaziali ». Bigelow, infatti, ha accumulato la sua ricchezza con la catena alberghiera Budget Suites of America e intende continuare il suo lucroso business in orbita. A partire dal 2014, quando prevede di lanciare intorno alla Terra Sundancer lungo nove metri e largo sei.

Non c’è nulla di improvvisato. Alla Bigelow Aerospace stanno lavorando da dieci anni a questo scopo e nel 2006 lanciavano, con razzi russi, il primo prototipo Genesis-I seguito l’anno successivo da Genesis- II. A bordo non c’erano astronauti perché bisognava solo collaudare la nuova tecnologia dei moduli gonfiabili con le pareti formate da vari strati di materiale leggerissimo (Kevran) usato anche per i giubbetti antiproiettile. Entrambi i test funzionavano bene e così si è deciso di eliminare il terzo prototipo previsto e di passare direttamente all’abitacolo da vendere. Finora Bigelow, che non ama rilasciare interviste, ha speso 180 milioni di dollari e prevede di investirne altri 320 per arrivare al risultato finale. Nel frattempo, sempre in silenzio, ha iniziato a promuovere il suo resort cosmico compiendo viaggi in Giappone, Corea del Sud, Singapore, Olanda, Svezia, Gran Bretagna senza rivelare i risultati ottenuti.

In compenso ha fatto sapere che intende affittare l’intera stazione al prezzo di 395 milioni di dollari all’anno. Invece il biglietto per il soggiorno di un mese è di 25 milioni di dollari, però se uno intende raddoppiare la permanenza allora basta aggiunge 3,75 milioni di dollari. Il prezzo — si fa notare — è vantaggioso perché oggi un turista spaziale per volare una decina di giorni sulla stazione in orbita partendo con la Soyuz russa paga 30 milioni di dollari. Ancora peggio va per la Nasa che dall’anno prossimo, non disponendo più dello shuttle, sborserà 50 milioni per ogni astronauta spedito lassù sempre con la Soyuz.

L’imprenditore americano racconta di essere stato affascinato negli anni Novanta dal progetto della Nasa di fabbricare moduli gonfiabili da aggiungere alla stazione spaziale. Allo studio, tra l’altro, partecipava allora anche Thales Alenia Space di Torino. L’idea e la tecnologia avevano radici lontane perché i primi satelliti per telecomunicazioni che la Nasa mandava in orbita nel 1960 erano i semplici palloni Echo, gonfiati in orbita, e che riflettevano le onde elettromagnetiche. Quando l’ente spaziale, su richiesta del Congresso, abbandonava questi progetti, nel 1998 Bigelow acquistava il brevetto iniziando lo sviluppo in proprio. Ed ora sta per raccogliere i frutti con l’intento di vendere i suoimoduli alla stessa Nasa la quale li potrebbe utilizzare, secondo uno studio in corso nella fabbrica di Las Vegas, pure in una colonia lunare.

Il lavoro per l’hotel cosmico è stato accelerato dopo che il presidente Barack Obama ha deciso di lasciare all’iniziativa privata lo sviluppo sia di nuovi veicoli per il trasporto di uomini e merci sulla stazione spaziale, sia dei razzi necessari per lanciarli. A tal fine, nel bilancio in discussione dell’ente spaziale per il 2011 ha previsto sei miliardi di dollari in cinque anni finalizzati, appunto, ad incentivare l’impegno dei privati.

In passato Bigelow per stimolare qualche imprenditore a produrre la capsula abitabile di cui aveva bisogno, bandiva persino un premio di 50 milioni di dollari. Ma nessuno si mostrò interessato. Adesso, utilizzando un finanziamento di 18 milioni di dollari ottenuto dalla Nasa, collabora con la società Boeing al disegno di una navicella necessaria per garantire i viaggi verso il suo hotel cosmico formato da vari moduli fino ad ospitare almeno 36 persone. Naturalmente l’obiettivo è di averla disponibile per il 2014 ed essere in linea con i piani.

Intanto, rafforzando il nuovo mondo dello spazio privato, ha concluso degli accordi con Space X, la società californiana realizzatrice con fondi propri del nuovo vettore spaziale Falcon 9 collaudato con buon esito nelle scorse settimane. Con questo razzo, infatti, intende lanciare Sundancer e i successivi abitacoli. «Ho quarant’anni d’esperienza negli hotel terrestri — dice orgoglioso Robert Bigelow— soddisfacendo migliaia emigliaia di persone. So benissimo come fare altrettanto nello spazio».

Tratto dal Corrire della Sera on line
Giovanni Caprara
29 giugno 2010

lunedì 28 giugno 2010

Benvenuto al Mons. Guglielmo Borghetti....



Monsignor Guglielmo Borghetti nuovo vescovo di Pitigliano

CARRARA. Un sacerdote psicologo, originario di Avenza, impegnato nella formazione dei candidati al sacerdozio è il nuovo vescovo di Pitigliano, Sovana, Orbetello.

Si tratta di Mons. Guglielmo Borghetti della diocesi di Massa-Carrara, attualmente docente di psicologia della personalità nell'Istituto Edith Stein di Savona, specializzato nella preparazione degli educatori di comunità ecclesiali.

Prende il posto di Mons. Mario Meini, trasferito lo scorso febbraio alla diocesi di Fiesole. Nato ad Avenza di Carrara il 25 marzo 1954, monsignor Guglielmo Borghetti, dopo aver frequentato il Liceo classico presso le suole pubbliche, ha conseguito la laurea in Filosofia presso l'Università di Pisa. In seguito è entrato nel seminario diocesano, completando gli studi in Teologia. Ha conseguito la laurea in psicologia all'Università pontificia salesiana.

Venne ordinato sacerdote da Mons. Aldo Forzoni nella cattedrale di Massa il 17 ottobre 1982. Incarichi pastorali da lui svolti: 1982-86, vice rettore del Seminario diocesano; 1986-92, Rettore del seminario diocesano; 1974 - 1992, insegnante di religione nelle scuole statali; 1992 - 97, parroco della Basilica cattedrale di Massa; dal 1993, Direttore spirituale del seminario diocesano e contemporaneamente direttore dell'Ufficio diocesano per le vocazioni; 1993-96, Vicario episcopale per la pastorale; dal 1997, parroco di Santa Maria della Rosa a Montignoso.

Attualmente collabora anche, come docente di psicologia della personalità, con la scuola "Edith Stein" di Savona, per la formazione di educatori ci comunità ecclesiali. È canonico effettivo della Basilica cattedrale di Massa; è autore di vari articoli per il settimanale diocesano e per altre riviste. È stato annoverato fra i cappellani di sua Santità l'11 marzo 1996.

Tratto da Il Tirreno on line del 26 Giugno 2010.

sabato 26 giugno 2010

Papa Wojtyla: da Santo subito a Santo mai....ma stiamo scherzando???



Dubbi sul miracolo di Wojtyla, da santo subito a santo mai

Il processo di beatificazione non procede. Ora la parola d’ordine ai sacri palazzi è: "Non c’è fretta". Si cercano altri casi di guarigioni. A creare intoppi è il caso della suora guarita per una intercessione attribuita al Pontefice.

Il processo di Papa Wojtyla non procede.

E anche l’ipotetica data per la beatificazione nella primavera 2010, ancora di per sé possibile, non è più certa. Dopo la proclamazione delle virtù eroiche del Pontefice po­lacco, avvenuta in tempi record lo scorso 19 dicembre, la nuova parola d’ordine nei sacri palazzi è diventa­ta: «Non c’è fretta». Santo subito, in­somma, ma non subitissimo.

A crea­r­e difficoltà è il presunto miracolo at­tribuito all’intercessione di Giovan­ni Paolo II, presentato all’inizio del­l’anno dal postulatore del processo, monsignor Slawomir Oder: si tratta, com’è noto, della guarigione di suor Marie Simon-Pierre, una religiosa francese affetta da una forma aggres­siva di morbo di Parkinson.

La malat­tia, che l’aveva costretta ad abbando­n­are il suo servizio nel reparto mater­nità di un ospedale di Arles, era scomparsa istantaneamente e in­spiegabilmente dopo che le conso­relle, nel giugno 2005, si erano rivol­te a Papa Wojtyla appena scompar­s­o chiedendogli il miracolo della gua­rigione.

La Congregazione per le cause dei santi ha ricevuto tutta la documenta­zione medica e le carte del processo diocesano, quindi ha incaricato due specialisti di malattie neurodegene­r­ative già membri della consulta me­dica del dicastero. Si attendeva per aprile la convocazione della consul­ta – presieduta dal professor Patrizio Polisca, medico personale di Bene­detto XVI – chiamata a discutere il ca­so e a pronunciarsi sull’effettiva in­spiegabilità dal punto di vista scienti­fico della guarigione. Poi la pratica sarebbe passata ai teologi (devono verificare se il miracolo è avvenuto effettivamente dopo l’invocazione a Papa Wojtyla) e infine ai cardinali. La firma di Ratzinger avrebbe sanci­to la conclusione del processo sul mi­racolo e dunque il via libera definiti­vo per la beatificazione. Uno dei due specialisti consultati ha però preannunciato un parere de­cisamente negativo, sollevando dub­bi sulla diagnosi fatta in partenza dai medici francesi e dunque mettendo in dubbio che davvero la religiosa guarita fosse affetta dal Parkinson.

La Congregazione ha dunque affida­to una terza perizia, ma a tutt’oggi due pareri non sono ancora stati con­segnati e per questo motivo non si è fissata la data della consulta che, sal­vo improbabili sorprese, slitterà a do­po l’estate. «Ma c’è anche l’ipotesi concreta –spiegano al Giornale auto­­revoli fonti d’Oltretevere – che la con­sulta su questo presunto miracolo non si tenga proprio. E che si chieda dunque al postulatore della causa di cambiare miracolo e di presentare un altro caso di guarigione».La popo­larità di Papa Wojtyla, l’emozione per la sua morte, il fiume ininterrotto di persone che visitano la sua tomba hanno fatto sì che moltissime segna­lazioni di grazie e presunte guarigio­ni miracolose siano state segnalate.

Dunque monsignor Oder non avreb­be che l’imbarazzo della scelta nel ca­s­o la Congregazione dei santi respin­gesse il presunto miracolo presenta­to nei mesi scorsi. A tutt’oggi però nessuna comunicazione in questo senso è partita dagli uffici del dicaste­ro chiamato «la fabbrica dei santi». «Non c’è fretta, tutto procede se­condo le regole, senza corsie prefe­renziali », ripetono gli addetti ai lavo­ri.

È innegabile però che proprio in questi mesi il processo del Papa «Santo subito» abbia subito un signi­­ficativo rallentamento, non spiegabi­le soltanto con i pur reali problemi tecnici sul miracolo. L’impressione è che più di qualcuno nella Santa Se­de voglia andare avanti con calma, specie in un periodo nel quale emer­gono sospetti e ombre su alcuni im­portanti membri dell’entourage wojtyliano degli ultimi anni del pon­ti­ficato, quando Giovanni Paolo II era molto malato.

La gestione di alcu­ni clamorosi casi di abusi sessuali, fi­no alla vicenda che coinvolge Propa­ganda Fide in questi giorni, accom­pagnata da avvertimenti trasversali tra «vecchie» e «nuove» cordate, han­no aperto molte domande, anche se nessuno, dentro il Vaticano, ha mai manifestato dubbi sulla santità per­son­ale di Giovanni Paolo II e le even­tuali opacità dell’entourage non han­no a che fare con il processo. È però più che comprensibile che si proce­da con cautela, nonostante la spinta a far presto che arriva dall’arcivesco­vo di Cracovia, il cardinale Stanislaw Dziwisz.

Una cautela aumentata dal­l’attesa per le pr­ossime nomine inter­ne alla stessa Congregazione dei san­ti. L’attuale arcivescovo Segretario Michele Di Ruberto sta per lasciare, e ci sono due candidati alla succes­sione: il sottosegretario Marcello Bartolucci e il capo della task-force antipedofilia dell’ex Sant’Uffizio, il maltese Charles Scicluna.

Tratto da il Giornale on line del 26 Giugno 2010.

Una volta....eravamo il BEL PAESE.......




Bye bye Italia. Se ne vanno tutti

Charter in crisi, pioggia di cancellazioni. Il broker francese Nick Dean: "Situazione italiana insostenibile, è in atto una caccia alle streghe e ora scappano all’estero anche gli onesti". Un disastro economico da Portofino a Capri: a oggi il settore ha già perso 1 miliardo.

«L’Italia è sempre stata la meta più ambita dal charter internazionale: Portofino, Porto Cervo, Positano, Capri erano mete visitate a ripetizione. È stata! Oggi piovono le cancellazioni.

L’affannosa ricerca di possibili evasori colpisce nel mucchio tutti i possessori di barche, europei o extra europei, grandi e piccoli, professionali o privati.

Risultato: tutti fuggono all’estero, anche gli onesti, che sono la stragrande maggioranza, con ingenti danni all’economia italiana». La denuncia arriva da un esponente di spicco dell’associazione dei broker francesi (Myba), Nick Dean. Il quale parla di «situazione italiana insostenibile». E ricorda che, a seguito della «sconsiderata caccia alle streghe in corso nel nostro Paese, i proprietari di imbarcazioni commerciali extra Cee - di gran lunga le più numerose - che operano in Italia sono obbligati a eleggere un rappresentante fiscale, aprire una partita Iva e poi assoggettare ad Iva le tariffe dei charter se iniziati in Italia.

Di conseguenza, americani, arabi e cinesi, in fuga dal nostro Paese, vanno ad affollare i porti della Costa Azzurra dove l’Iva sui charter non viene addebitata.

Con queste regole insostenibili, di fatto, si è bloccato il settore charter in Italia. Poi sono arrivati Briatore e Bracco e la «frittata è fatta».

Una sola società, per lo più di proprietà italiana - la Fraser Yacht - perde 10 milioni di euro per mancati noleggi. Considerando il numero delle società di charter che operano in Italia, ormai paralizzate, e la caduta a picco del relativo indotto, la perdita si può stimare prossima al miliardo: uno yacht da 65 metri costa 500mila euro di noleggio alla settimana e nell’arco di 7 giorni viene spesa una cifra equivalente in servizi e beni; 10 settimane valgono 10 milioni; 100 yacht - ma sono molti di più - valgono 1 miliardo. E se avessimo sbagliato il conto, ricordiamo che gli yacht professionali in Italia sopra i 30 metri sono 1.200.

Se poi a queste perdite si aggiungono quelle per mancati refit e manutenzioni nei cantieri italiani, il danno è enorme: questo business era importantissimo per l’occupazione, quasi una sopravvivenza per molti cantieri che compensavano proprio in questo modo la mancanza di nuovi ordini. Ma c’è di più: l’impatto psicologico sugli acquirenti di barche nuove e usate, equipaggi disoccupati, posti barca vuoti nei porti.

Anche i proprietari di imbarcazioni con bandiera italiana, utilizzate sempre nel rispetto della legge per il noleggio (con clienti soprattutto americani, arabi e russi) terrorizzati da questa situazione incomprensibile fuggono in Francia. E per completare il quadro, si vede una miriade di funzionari della Guardia di Finanza aggirarsi per i porti alla ricerca di qualcuno da castigare.

Nel 2009 fioccavano verbali per tutti coloro che non avevano a bordo il documento fiscale anche se è obbligatorio avere a bordo soltanto il contratto di noleggio. Il rilievo «errato» era addirittura un prestampato. Tuttavia, nel frattempo, si scatena un attacco mediatico di chi vuol cavalcare una demagogica caccia alle streghe.

Mercoledì 16 giugno un quotidiano nazionale ha pubblicato un servizio a tutta pagina contro gli ormeggi in Italia dei grandi yacht, dimenticando che su 140mila posti barca, quelli per grandi yacht sono poche centinaia. Forse mille. Una riflessione. L’Italia vanta molti più turisti della Francia, ma incassa molto meno dei «cugini». Il governo, quindi, si è posto l’obiettivo strategico di alzare il livello e la qualità del turismo e quindi la spesa pro capite.

In questa ottica - e per fortuna - nessuno pensa di ficcare il naso negli alberghi a 5 stelle, nei centri termali, a Cortina o Courmayeur, a Positano o Taormina. Però, guarda caso, si dà l’ostracismo ai grandi yacht, dimenticando che quasi tutti i porti citati per eccesso di tariffe sono pubblici, o controllati dal pubblico, come Capri, Portofino, Portisco, Procida e altri ancora.

Ma vogliamo capire una volta per tutte che l’80% del fatturato nautico italiano è legato agli yacht di lusso e senza un mercato interno, si strangola anche l’esportazione di questi capolavori di artigianato italiano?

Sacrosanti gli spazi per le barche piccole. Ma è sufficiente mettere a disposizione della nautica le migliaia e migliaia di metri di banchine esistenti e ora in disuso: il cemento in mare l’abbiamo già buttato, ora usiamolo e valorizziamolo. Sempre nella vicina Francia ci sono i porticcioli storici zeppi di barche minori a tariffa agevolata riservata ai residenti locali e accanto ci sono i prestigiosi «marina» affollati di megayachts che ricoprono di dollari indotto e servizi. Basta dare un’occhiata al porto di Antibes. Tra l’altro la caccia alle streghe penalizza l’intero comparto nautico: la più completa filiera industriale italiana (dal maestro d’ascia all’elettronica, dalle propulsioni agli acciaisti, dai falegnami ed elettricisti ai carrozzieri).

Scuola di mestieri e di tradizioni, invidiata da tutto il mondo, imitata in tutti i Paesi, ma che ci vede sempre leader. Ma per quanto ancora? Stiamo mettendo a rischio il nostro primato.

La nostra è una vera industria del made in Italy: nessuna azienda italiana del settore, né i leader né i followers, né le grandi né le piccole, hanno in questi anni delocalizzato i loro core business e processi di fabbricazione nel paesi low cost. Al contrario hanno mantenuto le radici in Italia, nei tempi buoni e nei tempi cattivi. La risposta alla crisi non è abbandonare la barca, ma restare a bordo e rilanciare.

Tratto da Il Giornale on line - Rubrica Giornale di Bordo - del 26 Giugno 2010 -.

venerdì 25 giugno 2010

CRM Terapia.....come fosse un reset di un Hard Disc...






La terapia di Ottimizzazione Neuro Psico Fisica® Relazionale è la prima terapia medica finalizzata ad un progressivo ripristino dello stato di benessere neuro psico fisico relazionale.

Questo obiettivo viene progressivamente perseguito non curando direttamente i singoli disturbi o malattie, ma ottimizzando nel tempo le capacità di controllo e gestione del sistema nervoso.

Infatti anche la semplice sopravvivenza quotidiana rappresenta uno stress che ci condiziona in modo non consapevole determinando una serie di modifiche nel nostro organismo che pur permettendoci di sopravvivere spesso alterano in senso peggiorativo il nostro stato di salute neuro psico fisico.

PRESENTAZIONE DELL'ITER DIAGNOSTICO TERAPEUTICO

Prima visita

Naturalmente, come in qualsiasi prestazione medica, il tutto ha inizio con una prima visita. Quest'ultima riveste fondamentale importanza per valutare l'utilità della terapia. Durante questa visita si studia il complessivo stato di salute del paziente e con opportuni esami si ricerca la presenza di sintomi e segni semeiologici di reazioni biologiche disfunzionali allo stress ambientale (Dismetria Funzionale). Una volta riscontrata la presenza della Dismetria Funzionale si procede alla somministrazione della Ottimizzazione Neuro Posturale® protocollo terapeutico di CRM Terapia®. L'eventuale positiva risposta all'Ottimizzazione Neuro Posturale® (ONP®) permette sia di diagnosticare la presenza di reazioni biologiche adattative disfunzionali sia di verificare la capacità di recupero nei confronti di esse e quindi di prescrivere la terapia appropriata (ONPF®).

Le terapie

Una volta somministrata l'ONP® inizia il ciclo di ONPF®, protocollo terapeutico di CRM Terapia®, che rappresenta la principale terapia di ottimizzazione neuro psico fisica relazionale. Nei casi opportuni l'ONPF® può essere associata ad altri protocolli terapeutici quali ad esempio l'Attivazione Tissutale® (AT®) o la Riprogrammazione Motoria® (RM®). La terapia di ONPF® si somministra in cicli. Un ciclo è costituto da diciotto sedute.

Le visite di controllo

La complessiva risposta al ciclo di terapia necessita di tempi di reazione soggettivi che vanno oltre la durata del ciclo terapeutico. Per questo motivo si prevedono dei controlli a distanza di almeno tre - quattro mesi dal termine del ciclo terapeutico. Nella visita di controllo si valutano i miglioramenti raggiunti e l'opportunità della prescrizione di successivi cicli.


Principali prestazioni:

Ottimizzazione Neuro Posturale®
Ottimizzazione Neuro Psico Fisica ®
Attivazione Tissutale®
Riprogrammazione Motoria ®
Analisi e Ottimizzazione Neuro Sensoriale
Analisi e Ottimizzazione Neuro Motoria
Analisi e Ottimizzazione Gestuale
Analisi e Ottimizzazione del Gesto Atletico
Analisi e Ottimizzazione Respiratoria
Analisi e Ottimizzazione del Canto

Tratto dal sito dell'istituto Rinaldi Fontani Srl

http://www.irf.it/nw/index.php?$l=it&$cap=3&$s=3&$t=207

mercoledì 23 giugno 2010

Considerazione ( personali) sul Federalismo....



COSA C’E’ DIETRO QUESTO FEDERALISMO?

Forse, se ogni tanto alziamo lo sguardo oltre l’orizzonte dell’Argentario, capiamo cosa sta succedendo attorno a noi e cosa si prepara per il futuro dei nostri giovani.

1 – Lo Statuto del movimento Lega Nord, approvato dall' assise straordinaria dell' ottobre 1978,si intitolava “Statuto della Lega Nord per l’indipendenza della Padania”;

2 – Lo Statuto della Lega Nord per l’indipendenza della Padania, rivisitato e approvato nel corso del Congresso Federale Ordinario del 1 – 2 – 3 marzo 2002, recita: “Art.1, Finalità, Il Movimento politico denominato “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania” (in seguito indicato come Movimento oppure Lega Nord o Lega Nord - Padania), costituito da Associazioni Politiche, ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana.”

3 – L’art. 2 dello Statuto prevede che il movimento si articoli in sezioni territoriali che comprendono tutto il nord e si fermi al Centro Italia fino a Toscana – Umbria – Marche, escludendo il resto;

4 – Il Regolamento della Lega Nord, approvato dal Consiglio Federale in data 1° luglio 2002 si Intitola: “Regolamento della Lega Nord per l’indipendenza della Padania”;

5 – Nel Congresso Lega Nord di Assago 2002 – Qualcuno dei colonnelli di Bossi aveva fatto cambiare i manifesti, dato che dovevano intervenire Berlusconi e Fini, in Lega Nord Padania, non più «Lega per l' Indipendenza della Padania». Intervenne Bossi e fece cambiare i manifesti ripristinando “Padania indipendente”

6 – Il 19.7.2009 Bossi dichiara: "Noi vinciamo sempre e sono certo che presto arriverà la Padania e presto Venezia ne sarà la capitale"

7 – Anche oggi, fine Maggio 2010, sia lo Statuto che il Regolamento hanno il medesimo titolo;

LA STRATEGIA CAMBIATA DELLA LEGA NORD:

- Bossi rinuncia ai fucili della Padania, lo ricordiamo? per iniziare una nuova strategia che opera all’interno del sistema, utilizza i suoi finanziamenti e il suo contesto democratico, per lottare contro il sistema e disgregarlo dall’interno.

– 1° passo - la Lega Nord pone il tema FEDERALISMO FISCALE, utile a mantenere le risorse al nord, dove sono prodotte. Leggere articolo Corriere 21.4.2010 di G. Sartori che sottolinea come nel mondo il processo federale sia nato come processo di aggregazione e non si hanno esperienze inverse: dallo Stato unitario a quello federale che tra l’altro nessuno sa o dice quanto costi.

Ma qui nasce già un prima domanda, alla quale nessuno, per ora, sa dare una risposta. Le banche, i grandi organismi finanziari, le grandi imprese ecc. come ripartiranno territorialmente i propri proventi? A quali Regioni pagheranno le tasse di competenza regionale;

- 2° passo – il FERALISMO DEMANIALE – progetto già disegno di legge col nome di “Codice delle Autonomie” che intende spogliare lo Stato centrale dei beni demaniali, cioè del proprio patrimonio che in gran parte è utile a garantire l’ingente debito pubblico. Intanto impoveriamo lo Stato Centrale di mezzi economici per devolverli a Regioni e Comuni poi vediamo;

- 3° passo – REPUBBLICA PRESIDENZIALE – è naturale che il rafforzamento delle autonomie sia bilanciato da un rafforzamento dei poteri del Governo centrale, tanto più se spogliato del proprio patrimonio. E questo step è sincrono all’ambizione di Berlusconi che vuol diventare Presidente eletto dal popolo;

- Vedremo poi i passi successivi;

LA COSTITUZIONE ITALIANA:

- Art. 5 – “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali”

QUINDI – Com’è possibile che la Lega Nord sia un partito ammesso nell’alveo costituzionale nonostante la sua finalità dichiarata e documentata, “indipendenza della Padania”, sia in contrasto con l’art. 5 della Costituzione? Non s’è mai vista, nella storia, un movimento che utilizza metodi e finanziamenti dello Stato democratico per lottare contro la sua unità. Oppure si pensa che lo Statuto della Lega Nord dica certe cose, così, tanto per dirle, come fossero parole prive di senso. I Carbonari che lottavano contro gli stati regionali lo facevano da posizioni nascoste e a forza di fucili:

PERCHE’ i partiti d’opposizione tacciono su questo contrasto? Paura dell’Eta? E’ una cosa che non riesco a capire. Mi aiutate? Il PD semplicemente si astiene. Ma come ci si può astenere su un progetto così importante, che avrà conseguenze durature e anche deleterie. Boh!
Il Federalismo fiscale viene presentato e sostenuto come necessità virtuosa di mettere sotto controllo la spesa pubblica delle regioni del Sud spendaccione e mafiose;

MI DOMANDO, ma c’erano altri mezzi per raggiungere questa finalità, senza tirare in ballo questo cavolo di federalismo, bastava che Stato centrale facesse ciò che dovrà comunque fare e cioè fissare canoni di costi standard per sanità ecc. proporzionali alle capacità di entrate, il tutto mitigato dal fondo di solidarietà per le regioni più povere;

NOI TOSCANI saremo domani il profondo Sud della Padania, il che un po’ consola e un po’ deprime.
Insomma non mi va di finire sotto i cafoni bossiani, allora propongo che s’annullino molti anni di storia, si richiamino in Toscana i discendenti dei Lorena, si ritorni al nostro bel GRANDUCATO, attorno al quale si radunino i novelli Riformatori e saremo un bella e florida Svizzera che può mandare un tranquillo Vaffa a Bossi e ai suoi cafoni e quelli sì terroni.

lunedì 21 giugno 2010

2010...come il 1816...???



L'anno senza estate.

Conosciuto anche come l'anno della povertà e Eighteen hundred and froze to death (1800 e si moriva di freddo nei paesi di lingua inglese), fu il 1816, anno durante il quale gravi anomalie al clima estivo distrussero i raccolti nell'Europa settentrionale, negli stati americani del nord-est e nel Canada orientale[1]. Lo storico John D. Post lo ha battezzato "l'ultima grande crisi di sopravvivenza nel mondo occidentale".

Oggi si ritiene che le aberrazioni climatiche furono causate dall'eruzione vulcanica del Tambora, nell'isola di Sumbawa dell'attuale Indonesia (allora Indie olandesi), avvenuta dal 5 al 15 aprile 1815, eruzione che immise grandi quantità di cenere vulcanica negli strati superiori dell'atmosfera.

Il vulcano Soufrière nell'isola di Saint Vincent nei Caraibi nel 1812, e il Mayon nelle Filippine nel 1814, avevano già eruttato abbondanti polveri nell'atmosfera. Come è comune a seguito di grandi eruzioni vulcaniche, la temperatura globale si abbassò poiché la luce solare faticava ad attraversare l'atmosfera.

Le inusuali aberrazioni climatiche del 1816 ebbero l'effetto peggiore nell'America del nordest, nelle province canadesi del Maritimes e di Terranova e nel nord dell'Europa. Tipicamente la tarda primavera e l'estate in quelle regioni americane sono sì relativamente instabili, ma mai fredde, con minime che raramente scendono sotto i 5 °C (praticamente mai in Europa). La neve d'estate su quelle zone del Nord America è estremamente rara sebbene a maggio talvolta sia presente del nevischio.

Nel maggio 1816, invece, il ghiaccio distrusse la maggior parte dei raccolti, e a giugno due grandi tempeste di neve nel Canada orientale e nel New England provocarono molti morti. Quasi trenta centimetri di neve ricoprirono Québec all'inizio di giugno. A luglio ed agosto i laghi e i fiumi ghiacciarono in Pennsylvania e altre tre gelate colpirono il New England che distrussero tutti gli ortaggi tranne quelli poco sensibili al freddo. Rapide e improvvise variazioni di temperatura erano comuni, così come fu comune l'incremento dei prezzi dei cereali.

Tratto da Wikipedia.

domenica 20 giugno 2010

Nautica da diporto: è in arrivo la rottamazione?...beh speriamo proprio di SI.....



Imbarcazioni e stampi, come smaltirli in sicurezza

I progetti degli esperti Ucina. Il tema è si stretta attualità e molti Paesi lo stanno affrontando. Sarebbe il via a una nuova filiera con ricadute sull’occupazione.


La sostenibilità ambientale ed economica delle attività produttive è una delle questioni più attuali della storia industriale degli ultimi anni e lo sarà ancor di più in futuro. Per quanto riguarda il settore nautico, nella maggior parte dei Paesi industrializzati non esistono procedure e programmi per definire la destinazione del prodotto-imbarcazione che raggiunge la fine della propria vita utile.

L’attenzione che la comunità internazionale sta ponendo da tempo su questi temi porta ad anticipare strategie e guidare scelte normative a breve termine. Ucina sta sviluppando alcuni progetti, anche basati su accordi con istituzioni pubbliche - quali Cnr e Università di Genova - con l’obiettivo di affrontare la tematica ambientale e gestionale nella maniera più completa possibile.

Il tema è ritenuto di grande importanza e la sua evoluzione progettuale permetterà alla nostra industria di affrontare questo argomento in modo innovativo. Questo ci consentirà, inoltre, di essere in linea con la direttiva europea 98-2008 (da recepire entro fine anno) che prevede l’obbligo di individuare una «gerarchia dei rifiuti» e di attuare misure volte a incoraggiare le opzioni con il miglior risultato ambientale complessivo. Alcune nazioni hanno già affrontato la questione del termine della vita utile dei prodotti della nautica in Frp; in molti casi, però, non si è andati oltre la riduzione volumetrica dei manufatti; si è riusciti cioè a produrre inerti di Frp da interrare o da bruciare, o infine a riutilizzarli come riempitivi in nuovi conglomerati.

La nostra ipotesi tende invece a massimizzare i risultati della ricerca italiana che ha sperimentato presso l’Ictp-Cnr di Pozzuoli in materia di Waste Shelt Mouldig Compound prima il brevetto «Polyfem» (Polymer Fillers Emulsified Materials) e poi con quello della «Cold Plast» la possibilità di riciclo del Frp attraverso l’utilizzo del suo macinato all’interno di un composto con altre polveri o emulsioni di polimeri, quali il polistirolo, per la creazione di un materiale termoplastico utilizzabile in nuovi processi industriali. L’obiettivo di Ucina è trasformare un obbligo etico e legislativo (trattamento di fine vita) in nuova opportunità di sviluppo e salvaguardia.

Il progetto, quindi, tende a costruire un sistema basato sull’ ipotesi che tutto il materiale utilizzato sia riutilizzato o riciclato evitando la procedura dello smaltimento. Se tale sistema sarà realizzato, la dismissione dei prodotti sarà possibile a costi contenuti, attivando così una più semplice sostituzione dei prodotti obsoleti e favorendo una nuova filiera che svilupperà ricchezza, e occupazione. La rete sistemica sarà basata sull’utilizzo di sinergie con vari settori (logistica, riciclo e trattamento rifiuti), con la possibilità di liberare i cantieri - e il territorio - da un pesante fardello a condizioni economico-ambientali sostenibili. Nel processo entrano in gioco almeno quattro problematiche: gli scafi abbandonati, quelli prossimi alla dismissione; quelli in costruzione e di prossima costruzione.

Ciascuno dei casi va affrontato sotto il profilo tecnologico e produttivo dello sviluppo di tecnologie, impianti e logistica di riciclo-valorizzazione del riciclato o ricondizionamento-rifunzionalizzazione delle imbarcazioni a seconda del loro stato di degrado, con l’obiettivo strategico di ridurre la dimensione immediata del problema. In particolare, per gli scafi di prossima progettazione, l’obiettivo è quello di una riconfigurazione nella concezione delle imbarcazioni e di una revisione del processo produttivo in modo da favorire la loro dismissione attraverso l’adozione di criteri di «design for recycling», in analogia a quanto già praticato in altri settori tra cui, ad esempio, quello automobilistico.

La nostra interpretazione, il nostro proponimento, è quindi quello di riuscire a individuare un migliore piano sistemico all’interno del quale si possa effettivamente riprodurre dal «nobile e complesso rifiuto» nuova ricchezza e nuovo lavoro nel più ampio rispetto ambientale.


Tratto dalla rubrica Il Giornale di Bordo su il Giornale on line del 20 Giugno 2010.

Basket Serie A: ovviamente SIENA!



PALLACANESTRO

Siena campione d'Italia di basket

Milano ancora battuta: la serie finisce 4-0

MILANO - Quattro, come gli scudetti consecutivi. E quattro, come le partite che sono servite a Siena per confermarsi campione d'Italia. Senza alcuna fatica, il Montepaschi ha vinto anche la quarta partita contro l'Armani Jeans Milano (69-93), la seconda consecutiva sul parquet del Forum di Assago, a chiudere una serie senza storia.

PIANIGIANI - «Ci siamo costruiti intorno tanta pressione perché volevamo fortemente questo quarto titolo consecutivo. La qualità del gioco espresso in queste finali è merito dei ragazzi». Così ha commentato Simone Pianigiani, coach della Montepaschi Siena che si è laureata campione d'Italia per la quarta volta consecutiva. «Quest'ultimo anno è stato ancora più speciale - ha aggiunto -. Ringrazio la società che ha fatto un grande sforzo per mantenere questo gruppo alla perfezione e provare qualcosa che forse non è replicabile».

BUCCHI - «Loro sono più forti. Noi abbiamo fatto il massimo. Conosco il lavoro fatto durante l'anno e sono gratificato di aver raggiunto la finale». Queste le parole di Piero Bucchi, coach dell'Armani Jeans Milano.

venerdì 18 giugno 2010

Guerra alle Zanzare......ecco la BAT BOX!



Il rifugio da giardino diventa uno dei gadget dell’estate

La riscossa dei pipistrelli

Le Bat box in migliaia di case
Vendute contro le zanzare anche nei supermarket


ROMA - Sarà che per le zanzare funziona meglio di un mega-zampirone. O che, anche se sembra un topo con le ali, in fondo è un bruttino che fa tenerezza. La scoperta è che il pipistrello piace agli italiani. Disposti ad ospitarlo sul terrazzo o in giardino, nella sua bella casetta di legno, come fosse un qualunque cucciolo domestico. Almeno secondo i dati di vendita della Coop, che da tre anni commercializza la bat box, ovvero la scatola rifugio dove il piccolo mammifero peloso può appendersi in santa pace a testa in giù.

Tra aprile e maggio, nei supermercati e ipermercati della catena, reparto bricolage, ne sono stati acquistati 12 mila pezzi a 27 euro l’uno, tanto che l’articolo su molti scaffali è quasi esaurito e al produttore (la ditta Demolli di Assago) è stato richiesto un riassortimento urgente. La «cuccia» per pipistrelli è un parallelepipedo di legno di betulla di circa 35 cm per 60, spesso soltanto 5 (i pipistrelli, tolte le ali, sono piccini: lunghi dai 5 ai 7 cm, pesano tra i 5 e i 15 grammi), assemblata senza collanti e coloranti nocivi, e inodore, altrimenti respinge l’aspirante inquilino.

Il progetto «Un pipistrello per amico», nato in collaborazione con il Museo di Storia Naturale dell’università di Firenze, è partito come campagna ecologica: il chirottero è una specie a rischio. Nei primi tre anni, sono state smerciate circa 7 mila casette, ma si trovavano soltanto in tre regioni, Toscana, Lazio ed Emilia Romagna. «Adesso invece le bat box si possono acquistare nei nostri 160 punti vendita in tutta Italia», racconta Antonio Comerci della Coop, che il boom di questo inusuale gadget l’aveva previsto. «Pensi che ne abbiamo spedite almeno 300 ordinate on line, per gente che era rimasta senza. E il 2010 è l’anno della biodiversità, i nostri clienti sono molto sensibili alle tematiche ambientali». La Lombardia è la regione più colpita dalla pipistrellomania: ma ovunque vanno forte anche magliette, cappellini e quaderni con l’animaletto notturno. Alla bat box è allegata una storia a fumetti della Disney con Paperino e il pipistrello Kiro.

Il momento migliore per posizionare la bat-casetta sarebbe marzo e aprile, quando il pipistrello esce dal letargo e cerca casa. Ma è d’estate, come antizanzare, che il nuovo beniamino riscuote maggior successo. «Un solo esemplare mangia più o meno 10 mila insetti per notte», spiega Paolo Agnelli, zoologo del museo fiorentino. «Di questi, grosso modo 2 mila sono zanzare». Un’arma micidiale, dunque. Innocua per l’ambiente: «I sistemi chimici sono veleno per l’aria e uccidono anche api e lucciole». E per l’uomo: «Nonostante una certa fama negativa, le assicuro che il pipistrello è inoffensivo, non è vero che si impiglia nei capelli, non attacca e non morde, anzi è timido». Brutto? «Scherza? L’orecchione, con quegli occhi grandi, è carinissimo».

La scatola va messa ad almeno 4metri dal suolo, o in pieno sole o all’ombra totale (anche tra i pipistrelli le femmine amano il caldo e i maschi il fresco). All’esterno. Anche se, racconta il rappresentate della Coop, più di una persona «ha chiesto se poteva mettersela sopra il letto». E qualcuno credeva pure che nel kit fosse compresa una coppia in affido. In realtà bisogna montare la bat-cuccia e aspettare che si presenti l’affittuario. Probabilmente arriverà: «C’è crisi degli alloggi anche per loro, le nuove costruzioni non offrono più quelle fessure e quei buchi che un tempo servivano da rifugio», dice lo zoologo Agnelli, convinto che il record di vendite si spieghi con l’animo sempre più ambientalista degli italiani: «La gente sente molto il tema dell’ecologia, ma finora poteva fare ben poco. Con la bat box invece ha la sensazione di aiutare concretamente una specie in PERICOLO.

Tratto dal Corriere della Sera on line
Giovanna Cavalli
18 giugno 2010

giovedì 17 giugno 2010

Maradona: grande giocatore....per il resto, lasciamo perdere...



POLEMICA A DISTANZA

Maradona attacca tutti: «Pelé da museo
e Platini crede di essere chissà chi»

Il ct dell'Argentina contro il presidente Uefa: «È francese, con lui ho sempre avuto un rapporto di distanza»

MILANO - Diego contro tutti. Che Maradona non provasse particolare simpatia per Pelè, era cosa risaputa. Tanto che dal Sudafrica il ct dell'Argentina è tornato ad attaccare l'ex fuoriclasse brasiliano: «Deve tornare al museo». Ma il Pibe de Oro va giù duro anche con il presidente dell'Uefa, Michel Platini: «È francese e crede di essere chissà chi».

LE CRITICHE - Una replica, quella di Maradona, alle critiche ricevute dal leggendario numero 10 del Brasile e dal l'ex giocatore della Juventus. Stuzzicato sulle sue doti di allenatore, Maradona ha replicato con la consueta verve: «Platini? Con lui ho sempre avuto un rapporto di distanza, ciao e arrivederci, niente di più. Sappiamo come sono fatti i francesi», ha aggiunto l’ex fuoriclasse del Napoli, «Platini è francese e crede di essere chissà chi. A lui non ho mai fatto caso e non inizierò a farlo ora».

PALLONE - Il tecnico dell'argentina, considerato da sempre "nemico" giurato del presidente della Fifa, Sepp Blatter, ha anche criticato il pallone ufficiale dei Mondiali. Il tecnico sostiene che uno dei problemi per cui si sono visti pochi gol è proprio Jabulani. «La palla ha una grande influenza - continua - chiedo che Pelé e Platini dicano se questo pallone è buono o cattivo e la smettano di dire sciocchezze su di me».

Tratto dal Corriere on line del 17 Giugno 2010.

mercoledì 16 giugno 2010

CARAVAGGIO...fù sepolto a Porto Ercole ( Monte Argentario)...si o no???



La scoperta

Trovati i resti di Caravaggio

La ricerca condotta dall'Alma Mater
Lo studio è partito dal cimitero di Porto Ercole (Grosseto), dove si suppone che il pittore sia stato sepolto.

Ritrovati i resti di Caravaggio: questa la conclusione di una ricerca presentata a Ravenna dal Comitato nazionale per la valorizzazione dei Beni storici culturali e ambientali. Lo studio scientifico è stato condotto dall’Università di Bologna col supporto del Cedad (Centro di Datazione e Diagnostica), dell’Università del Salento e del Centro ricerche ambientali di Ravenna.

LA SCOPERTA - «Possiamo affermare di aver trovato i resti mortali di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio», hanno spiegato oggi i ricercatori al teatro Alighieri di Ravenna. E alla fine della conferenza i frammenti ossei del pittore sono stati esposti in una teca all’ingresso del teatro.

LA RICERCA - La ricerca, coordinata dal professor Giorgio Gruppioni, era iniziata dal cimitero di Porto Ercole, in provincia di Grosseto, dove si suppone che Caravaggio fosse stato sepolto nel 1610. Gli scienziati hanno datato i campioni, escludendo quelli appartenenti a donne e bambini, con l’ausilio del Carbonio 14. Hanno poi verificato se nei frammenti compatibili ci fossero concentrazioni alte di piombo e mercurio, metalli contenuti nei colori utilizzati dai pittori dell’epoca, e confrontato il dna con quello dei presunti discendenti del Caravaggio, vale a dire coloro che portavano il cognome Merisi.

Da qui l’individuazione di alcune ossa che gli studiosi ritengono essere quelle del pittore: «Utilizzando stime prudenziali - ha spiegato Gruppioni - possiamo dire che sono all’85% i resti di Caravaggio». Lo storico Vinceti non ha dubbi: «La ricerca antropologica e le avanzate tecnologie della scienza - ha detto - fanno sì che i risultati messi a disposizione dello storico siano credibili e solidi quanto le testimonianze oculari dell’epoca». Da qui la conclusione che, dal punto di vista della certezza storiografica, «quelle che mostriamo oggi sono le ossa di Caravaggio».

Tratto da Il Corriere della sera on line del 16 Giugno 2010.

martedì 15 giugno 2010

Vuvuzele: ovviamente business....ma che palle!


Vuvuzela simbolo del mondiale

Un affare da 5 milioni di euro

E' stato un fabbricante di plastica di Città del Capo, sette anni fa, ad avere l'idea di produrre in serie del 'terribile' strumento. Il costo è praticamente vicino allo zero, ma gli incassi, dal Sudafrica all'Europa, sono milionari. Senza contare il florido mercato del falso.


JOHANNESBURG - Pur essendo ormai chiaramente sfuggita di mano, la tromba continua a strepitare il "suono perfetto", assordante, grazie al quale si può sperimentare l'inefficacia dei tappi auricolari, per quanto sofisticati. Negli stadi, nel vuoto-pieno dei centri commerciale, lungo le strade. Il "suono" è ovunque. Pare il segnale d'attacco del tripode della "Guerra dei mondi" di Spielberg. C'è chi la porta sotto le bandiere, chi se la porta a tracolla come un arco con le frecce incorporate. Chi dobbiamo ringraziare, o meglio, con chi dobbiamo prendercela? Nel primo mondiale in cui il tifo conta più del gioco, perché è più rumoroso e spettacolare (almeno finora), la vuvuzela non può che essere più importante del Jabulani. Se Messi fa un numero dei suoi o se il gioco è fermo perché c'è un uomo a terra circondato dai sanitari, il "suono" del tifo non varia di un decibel. Un'assurdità alla quale ci siamo già abiutati.

Verrebbe da domandarsi: da dove viene questa roboante svolta del pallone internazionale? "I soldi finiscono in bocca", è uno degli slogan utilizzati per diffondere il morbo senza malattia (ma fino a quando?) della vuvuzela. I confini dell'epidemia non sono ancora stati delimitati (forse è del tutto impossibile), ma sembra evidente che se le bandiere sono tante in Sudafrica, le vuvuzele sono di più. Costano pochissimo. Le imitazioni cinesi non superano i venti rand, poco più di due euro. Quelle "ufficiali" arrivano a sessanta: "Con la vuvuzela autentica - si affrettano a urlarci nelle orecchie i produttori locali - si ottiene un suono "puro e inconfondibile". Ciò che la rende popolare è che per suonarla basta avvicinarla alla bocca: "Il nostro obiettivo era di consentire anche a un bambino di due anni di suonarla". Detto fatto. Ne esce una nota che può variare soltanto in intensità.

L'autore del misfatto milionario si chiama Nell van Schalkwyk, 37enne fabbricante di plastica di Città del Capo. L'idea di una produzione seriale dell'oggetto visto utilizzare di persona alla fine degli anni Novanta negli stadi sudafricani risale a sette anni fa. All'inizio del business van Schalkwyk ne vendeva cinquecento al giorno. Ora siamo sulle cinquantamila: "L'avevo chiamata boogie-blaster, sono stati più tardi i tifosi stessi a coniare il termine vuvuzela".

Espressione che si colloca a metà strada fra "ostacolo" e "colpo". L'industria della vuvuzela, fra Sudafrica ed Europa, ha superato i 5 milioni di euro l'anno. E tutto per un pezzo di plastica con un bocchino appena lavorato il cui costo di lavorazione van Schalkwyk preferisce non divulgare ma che non è difficile immaginare vicino allo zero.

Nonostante il brevetto sia stato regolarmente depositato è quasi impossibile controllare il mercato nero: "Ma non mi preoccupo", ammette lo stregone della plastica più rumorosa del mondo. Lui stesso del resto ha copiato qualcun altro rimasto anonimo: "E in fondo i corni esistono dal paleolitico: una volta servivano per andare a caccia di cinghiali, ora per andare a caccia di gol". Recentemente si è dovuto ricorrere a una piccola rettifica per evitare che il suono, micidiale davvero, non superi i 20 decibel. Che, garantito, bastano e avanzano.

Tratto dalla Repubblica.it del (13 giugno 2010).

lunedì 14 giugno 2010

Lega Basket- FINALE - Gara 1: MPS vs ARMANI Jeans....ovviamente stravince Siena ( 100-80).



MONTEPASCHI SIENA-ARMANI JEANS MILANO 100-80 (27-24; 50-49; 73-63)

MONTEPASCHI SIENA: Domercant 2, Mc Intyre 29, Zisis 9, D’Ercole, Eze 10, Carraretto, Sato 18, Lavrinovic 8, Ress 1, Hawkins 10, Marconato ne, Stonerook 13. All. Pianigiani
ARMANI JEANS MILANO: Mancinelli 9, Hall 2, Maciulis 12, Mordente 9, Finley 14, Bulleri 8, Rocca 4, Monroe 15, Ianes ne, Viggiano 2, Arnold 1, Becirovic 4. All. Bucchi

È la Montepaschi ad aggiudicarsi la prima gara della serie di finale, battendo l’Armani Jeans 100-80.

Inizio combattuto con le due formazioni che dopo 3’ sono divise da sole tre lunghezze (8-5). Finley pareggia i conti, ma sul ribaltamento Stonerook segna in lay up. Botta e risposta tra le due formazioni con la gara che va avanti sul filo dell’equilibrio fino al 4’ con il primo mini allungo della formazione senese per il 19-15. Milano pareggia a 1’34” (22-22), ma è Siena a chiudere avanti il primo periodo sul +3, 27-24.

Bulleri riporta l’Aj a -1 in apertura del secondo quarto di gioco. La Montepaschi mantiene il vantaggio. Milano allunga la difesa, ma Siena riesce a trovare la via del canestro e segna da sotto con Lavrinovic in sottomano. A metà periodo i biancoverdi conducono 38-33. Le due formazioni trovano punti dalle rispettive lunette. Il lungo lituano della Montepaschi segna dal campo il 44-36, ma Milano si riposta a -3 (46-43). Capitan Stonerook accetta l’invito del suo compagno Sato per due punti, poi gli viene fischiato un fallo e un antisportivo: Milano può tirare 4 liberi che vanno a segno. Dalla rimessa nasce il canestro di Mancinelli che vale il sorpasso per l’Armani Jeans. Zisis dalla lunetta riporta avanti i suoi e le squadre vanno a riposo sul 50-49.

Hall allo scadere dei 24” porta avanti i suoi, ma Capitan Stonerook non sbaglia la tripla e Mc Intyre trova l’appoggio. Maciulis non sbaglia la tripla e Milano è di nuovo a -1 (55-54). T-Mac apre un parziale tutto suo con due triple e due liberi per l’antisportivo fischiato a Bucchi; Eze e Hawkins continuano l’opera e la Montepaschi tocca il +14 (68-54 a 3’49”). Mancinelli e Monroe chiudono il break bianco verde. Zisis dalla lunetta riporta Siena sul +10 e Sato dai 6.25 aumenta il vantaggio. Il numero 6 biancorosso dall’arco chiude il terzo quarto di gioco per 73-63.

Lavrinovic apre con un gancio l’ultimo periodo. Dall’altra parte Bulleri realizza due punti e si prende anche l’aggiuntivo. Siena tiene la distanza di sicurezza e dopo 3’ è sul 79-67 ed allunga con il tocco di Eze e il l’appoggio di Zisis. Monroe trova la tripla (85-70 a metà periodo) e poi si ripete un minuto più tardi. La Montepaschi segna dalla lunetta con Mc intyre e Hawkins. Finley trova due punti da sotto e a 3’ al termine è 89-76, poi Mc Intyre si alza da tre punti e mette la bomba. Il centrafricano segna la tripla del +20 a poco più di 1’ al termine (97-77). La bomba del capitano vale 100 punti. Il cronometro scorre. Siena batte Milano 100-80e fa sua la prima gara della serie finale.

Tratto dal sito http://www.menssanabasket.it/site/detailNews.aspx?K=5610
del 14 Giugno 2010.

sabato 12 giugno 2010

Qualcosa si muove.........meno male!



L’atteso "ritorno" dei superyachts, e il turismo nautico spera

Le nuove norme sulla nautica. Passa l’emendamento-Brunetta. L’opposizione non ci sta: "È uno scudo fiscale salva Briatore"

Bollato dall’opposizione come «scudo fiscale salva Briatore», è stato approvato dalla Camera l’articolo del disegno di legge sulla semplificazione delle norme per la nautica da diporto. Significa che licenze, controlli e tariffe saranno uguali sia per le piccole imbarcazioni sia per i grandi yacht.

Il provvedimento, inserito nel ddl sulla semplificazione della P.a., amplia quindi il raggio d’azione del Codice della nautica equiparando le barche di lusso a quelle da diporto. «I democratici - replica il ministro Calderoli - sbagliano o sono in malafede. È una semplificazione amministrativa che non ha alcun legame con fatti di cronaca. Attualmente una barca a vela usata per turismo è equiparata ad una petroliera». Con un carico burocratico davvero insopportabile e iniquo.

Si vuole a tutti i costi dare una chiave di lettura opposta come tenta di spiegare la pidina Silvia Velo: «La misura consente ai megayacht di proprietà di società di comodo, destinate al noleggio per finalità turistiche con sede nei paradisi fiscali, di rientrare in Italia beneficiando di agevolazioni normative, fiscali e previdenziali». E dopo queste dichiarazioni abbiamo capito perché il turismo nautico non decolla. Per Caderoli, infatti, «questa nostra burocrazia è fortemente penalizzante rispetto agli altri Paesi comunitari concorrenti e contribuisce a mettere in crisi il settore della produzione e commercializzazione delle piccole e medie imbarcazioni, ove ad oggi si conta il 40% degli occupati in cassa integrazione su 120mila lavoratori del settore».

Il senatore Luigi Grillo, presidente della Commissione lavori pubblici e trasporti risponde che «gli equivoci sorgono quando non si conoscono i problemi». E, a proposito dell’emendamento sui super yacht, aggiunge: «Spiace dover constatare i fraintendimenti di chi immagina vi sia intenzione di favorire l’evasione fiscale nel nostro Paese. Viceversa l’emendamento in questione ha l’unico scopo di riportare in Italia, cioè sotto la bandiera tricolore, il 95% dei super yacht costruiti dalle nostre aziende che per complicazioni regolamentari preferiscono dotarsi di una bandiera di un altro paese europeo».

Tratto da il Giornale On line del 12 Giugno 2010.

venerdì 11 giugno 2010

Festival della ricetta Argentarina....SONO IN FINALE!


IL FESTIVAL DELLA RICETTA ARGENTARINA

La serata della premiazione delle prime tre ricette e della degustazione delle migliori dieci ricette si terrà Mercoledì 16 Giugno alle ore 20.00 presso il Ristorante dei Pescatori di Orbetello. Si ricorda, inoltre, che alla cena potranno partecipare SOLO coloro che hanno presentato almeno una ricetta con un accompagnatore.

Le 10 RICETTE ( su oltre 70 pervenute) finaliste.

http://www.prolocomonteargentario.com/admin/File/Le%20dieci%20ricette.doc

Tratto dal sito www.prolocomonteargentario.com

mercoledì 9 giugno 2010

E in clima di Mondiali.....FORZA ITALIA!



Nel pomeriggio il primo allenamento

Gli azzurri sbarcano in Sudafrica

La Nazionale di Lippi è arrivata a Johannesburg. Azzurri in pullman nel ritiro del Leriba Lodge di Centurion.

JOHANNESBURG - L'avventura è cominciata. La nazionale italiana ha messo finalmente piede in Sudafrica. Gli azzurri, decollati nella tarda serata di ieri da Malpensa, sono sbarcati a Johannesburg poco prima delle 9. Poi si sono diretti in pullman al Leriba Lodge di Centurion, la sede del ritiro che ospiterà i ragazzi di Marcello Lippi durante il Mondiale. Nel pomeriggio, primo allenamento sul campo del Southdowns College di Centurion.

L'ACCOGLIENZA - I campioni del mondo in carica sono stati accolti da molte telecamere, qualche sciarpa tricolore e un piccolo comitato d'accoglienza del personale del Tambo Airport. Ma anche da un eccezionale dispositivo di sicurezza con una squadra di teste di cuoio. Volo tranquillo e dormita per tutti gli azzurri, che appena scesi dalla scaletta sono stati accompagnati in un compound per gli accrediti Fifa e subito dopo si sono trasferiti a Centurion.

Tratto da IL Corriere on line.it
Redazione online
09 giugno 2010

venerdì 4 giugno 2010

Quelli che come il Premier....al passaggio di una bella Donna...perdono il filo del discorso...



ALLA FESTA DELLA REPUBBLICA

Diploma e dieci giorni di selezioni,
la crocerossina che ha «colpito» il premier
Scelta per il portamento «che esprime dignità, decoro
e senso di appartenenza». La donna ha 46 anni

ROMA — Alta, elegante, viso luminoso. L'infermiera statuaria che ha strappato l’apprezzamento del premier e delle alte cariche sul palco durante la parata del 2 giugno è un’ufficiale della Croce Rossa.

Diplomata infermiera volontaria del Corpo fondato nel 1908 e «selezionata dopo dieci giorni di addestramento» in caserma, così come solitamente accade con le crocerossine che partecipano alla Festa della Repubblica. E che si esercitano lungamente per la prestigiosa occasione. In questo caso, però, la consorella è stata scelta per guidare la compagnia di volontarie di scorta alla bandiera della Repubblica italiana. Su di lei, riserbo assoluto da parte della Croce Rossa. Restano le immagini che fotografano il suo passaggio davanti al palco delle autorità e il visibile apprezzamento del premier, Silvio Berlusconi (guarda). Apprezzamento accompagnato, racconta chi c’era, da un’entusiastica valutazione espressa anche verbalmente: sebbene non abbia ancora delicate missioni al suo attivo, i vertici della Croce Rossa l’hanno scelta per il portamento «che esprime dignità, decoro e senso di appartenenza». Il corso di crocerossina, va ricordato, equivale a due anni di accademia militare. Piccola nota di conforto per il pubblico femminile che l’abbia notata in una delle foto simbolo della parata: la signora ha già compiuto quarantasei anni.

Tratto dal Corriere della Sera on line

Ilaria Sacchettoni
04 giugno 2010

giovedì 3 giugno 2010

La Chiesa vista da Trilussa...L'Uccelletto.....



L’uccelletto di Trilussa

Era d'Agosto e il povero uccelletto
Ferito dallo sparo di un moschetto
Andò per riparare l'ala offesa,
a finire all'interno di una chiesa.

Dalla tendina del confessionale
Il parroco intravvide l'animale
Mentre i fedeli stavano a sedere
Recitando sommessi le preghiere.

Una donna che vide l'uccelletto
Lo prese e se lo mise dentro il petto.
Ad un tratto si sentì un pigolio
Pio pio, pio pio, pio pio.

Qualcuno rise a sto cantar d'uccelli
E il parroco, seccato urlò: "Fratelli!
Chi ha l'uccello mi faccia il favore
Di lasciare la casa del Signore!"

I maschi un po' sorpresi a tal parole
Lenti e perplessi alzarono le suole,
ma il parroco lasciò il confessionale
e: "Fermi - disse - mi sono espresso male!

Tornate indietro e statemi a sentire,
solo chi ha preso l'uccello deve uscire!"
a testa bassa e la corona in mano,
le donne tutte usciron pian piano.

Ma mentre andavan fuori gridò il prete:
"Ma dove andate, stolte che voi siete!
Restate qui, che ognuno ascolti e sieda,
io mi rivolgo a chi l'ha preso in chiesa!"

Ubbidienti in quello stesso istante
le monache si alzarono tutte quante
e con il volto invaso dal rossore
lasciarono la casa del Signore.

"Per tutti i santi - gridò il prete -
sorelle rientrate e state quiete.
Convien finire, fratelli peccatori,
l'equivoco e la serie degli errori:
esca solo chi è così villano
da stare in chiesa con l'uccello in mano.

Ben celata in un angolo appartato
Una ragazza col suo fidanzato,
in una cappelletta laterale,
ci mancò poco si sentisse male

e con il volto di un pallore smorto
disse: "Che ti dicevo? Se n'è accorto!"

mercoledì 2 giugno 2010

Festival della Ricetta Argentarina...questa è la mia!


Linguine murena e fiori di zucca

Ingredienti per 4 persone:

• 400 Gr di pasta linquine ( De Cecco o altra casa).
• 500 Gr ( pulito) di pesce murena .
• Aglio ( 2/3 spicchi sbucciati interi).
• Fiori di zucca. ( 1- 2; secondo la grandezza a persona )
• Olio extra vergine di oliva.
• Peperoncino intero secco da triturare. ( quantità a seconda dei gusti).
• Polpa di pomodori freschi maturi. ( ½ pomodoro a persona qualità - tondo liscio-)
• Prezzemolo.
• Sale grosso.
• Vino bianco da tavola. ( ½ bicchiere).


Realizzazione:

Prendete del pesce murena, toglieteli la pelle ( operazione delicata), una volta spellato sfilettatelo ricavando a crudo più polpa possibile evitando il più possibile le spine.

Preparare una padella con base olio , prezzemolo triturato , spicchi di aglio, peperoncino triturato e a freddo aggiungere i filetti di murena.

Accendete il fuoco , fate rosolare la polpa di murena fino a fargli assumere un colore dorato, a quel punto, aggiungente il vino bianco nella quantità indicata e lasciatelo evaporare, una volta evaporato, aggiungete la polpa di pomodoro ( precedentemente preparata, togliendoli la pelle e i semi interni , ricavando solo la polpa) e un pizzico di sale grosso e fate cuocere a fuoco lento fino al “restringimento “ del liquido del pomodoro.

A restringimento quasi avvenuto, prima di spegnere il fuoco, aggiungere in padella i fiori di zucca precedentemente triturati e mescolare facendo cuocere per circa un paio di minuti, alla fine delle operazioni spegnere il fuoco e far riposare il sugo per circa un oretta per l’opera di “insaporimento”.

Mettere a bollire l’acqua, a bollitura avvenuta aggiungere sale grosso, e mettere a bollire le linquine di pasta precedentemente preparate. Un minuto circa prima della cottura consigliata, scolare la pasta, accendere il sugo e ripassare in padella la pasta amalgamando il tutto. Servire in tavola in un vassoio con del prezzemolo triturato sopra.

Aspetto e gusto:

Varieta di colori ( dal bianco della murena, al rosè del pomodoro, al giallo dei fiori di zucca, al verde del prezzemolo) danno un senso freschezza estiva , con sapori terra mare delicatissimi che si incontrano creando un gusto nuovo e piacevole dato dalla delicatezza di un pesce poverissimo ma qualitativamente importante come la murena e dai fiori di zucca che danno quel sapore di verdura estivo adatto al momento.

Vino cosigliato:

Fermo secco molto corposo: CAPICHERA -Vermentino di Gallura - ( Vendemmia tardiva).

Buon appetito.

Monte Argentario 31 Maggio 2010.

Vedi per il concorso:

http://www.onsserts.it/dettaglio_eventi.php?ev=1479~2010-06-08~1