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lunedì 4 luglio 2011

SAHD ossia stay at home dad: parliamone......



La donna più potente della City
ha 9 figli ed è moglie di un SAHD
(stay at home dad)


Tags: amministratore delegato, carriera, conciliazione lavoro tempo libero, divisione dei compiti, madri, padri, quote, ruoli, uomini casalinghi

La donna di successo che è anche madre ha bisogno di un marito casalingo; un compagno che si occupi dei figli, che mandi avanti la casa, che abbia sotto controllo i compiti così come le lezioni di karaté e di pianoforte. La tesi arriva da un’esperta: Helena Morrissey, amministratore delegato del gruppo d’investimento Newton. Quella che è considerata la donna più potente della City gestisce un fondo di circa 50 miliardi di sterline e 400 dipendenti. Ogni sera alle 18.00 stacca e corre a casa dai nove figli.

”L’idea che una donna possa avere una famiglia, un gruppo di amici e allo stesso tempo un lavoro duro e impegnativo quando anche il marito lavora a tempo pieno è, se non impossibile, poco realistica’’, ha sottolineato Morrissey al Sunday Times.
”Qualcosa alla fine cede. Abbiamo bisogno di un nuovo modo di pensare e di vedere le cose. Forse al momento c’è un po’ di negatività attorno alla figura di un uomo che lascia il lavoro per occuparsi dei figli, ma sicuramente aiuterebbe a spianare la strada per le donne’’.

La sua strada è libera dai tempi in cui aspettava il quarto figlio. Il marito Richard, allora, faceva il giornalista. Insieme hanno deciso che sarebbe stato lui a rinunciare al lavoro e a rimanere a casa.

”E’ una parte importante dell’equazione’’, ha precisato Morrissey. ”E’ difficile per due genitori che lavorano a tempo pieno tirare su figli felici ed equilibrati’’.

Il signor Morrissey, oltre che a fare il casalingo (con tata, chiaramente), nell’arco degli anni ha messo la laurea in legge presa all’università di Cambridge nel cassetto e studiato filosofia buddhista, adesso fa lezioni di meditazione. I bambini? Hanno dai due ai 19 anni, il più grande è in collegio (a Eton), l’anno prossimo andrà all’università.

Nel mondo anglosassone la figura del marito casalingo – house husband, or SAHD, stay at home dad – è sempre più comune. Sarebbero oltre 200.000 gli uomini con figli che, per scelta o circostanze, sono a casa a a rifare i letti, a preparare la cena e prendersi cura della famiglia. L’incidenza sale nell’ambiente della finanza e del business. A un summit di donne di successo organizzato l’anno scorso dalla rivista Fortune un terzo delle partecipanti aveva un marito a casa. Per Lucy Kellaway, editorialista del Financial Times, si tratta di un fenomeno accertato.

”Se la donna di successo oggi non arriva ai massimi livelli – ha scritto – è perché viene ostacolata non sul lavoro quanto a casa: vuol dire che ha sposato un uomo che mette la sua carriera prima di quella della moglie’’.
Kellaway ha scavato nel menage privato delle 50 donne di maggior successo al mondo e trovato dati interessanti. Quasi tutte hanno figli, ma nessuna sembra aver sposato un uomo alpha, ovvero professionalmente aggressivo e ambizioso.

”Indra Nooyi, amministratore delegato di Pepsi, ha un marito che si è messo in proprio per seguire la moglie e prendersi cura dei figli, idem Irene Rosenfeld, alla guida di Kraft, idem Ursula Burns, di Xerox’’.

Per Morrissey la questione dell’equilibrio familiare e della divisione delle mansioni domestiche è particolarmente importante: il suo nuovo obiettivo, infatti, tocca tutte le donne professioniste.

L’anno scorso ha fondato il 30% Club, un gruppo che mira, entro il 2015, a portare più donne nel consiglio d’amministrazione delle maggiori aziende del Regno Unito. Oggi solo il 12.5% dei dirigenti sono donne. In quattro anni Morrissey vuole portare il totale al 30%.

”Come mai sono così poche le donne ai vertici?”, si è chiesta. ”Per tutto l’iter accademico hanno gli stessi voti degli uomini, cosa succede dopo, non posso credere che si perdano a 30 anni. Abbiamo la tecnologia per permettere alla gente di lavorare da casa e part-time. Tutte le ricerche realizzate in questo campo traggono le stesse onclusioni: le società che si avvalgono delle donne ottengono risultati migliori’’.

Tratto dal Corriere della sera on line del 04 Luglio 2011.

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