martedì 28 settembre 2010
Mica mi volete dire che.....è qui ( MAREMMA) la festa??????
Allarme per “trivella selvaggia” Sondaggi e perforazioni: boom di richieste per il territorio grossetano
GROSSETO. Ovunque trivelle in cerca di acqua calda, petrolio, oro, gas, addirittura antimonio. La Maremma ormai è assediata per terra e per mare. Nei mesi scorsi l’allarme era stato lanciato da La Repubblica e da siti ambientalisti come Greenreport, ora la conferma arriva direttamente dalle pagine web della Regione Toscana.
Sono decine, infatti i progetti di questo tipo sottoposti a procedura di verifica di assoggettabilità. Permessi di ricerca (per lo più di compagnie straniere, quotate in borsa, con società satellite in Italia) che sfuggono alla valutazione di impatto ambientale e si traducono in “schede e documentazione”. Toccano tre quarti della provincia di Grosseto, dalla costa all’Amiata, dalle colline del Fiora a quelle Metallifere. A volte gli stessi territori sono nel mirino anche di tre diverse società.
Vediamole alcune di queste schede: c’è il permesso di ricerca per risorse geotermiche Poggio Montone, nei Comuni Santa Fiora, Castell’Azzara, Piancastagnaio. Proponente: Sorgenia Geothermal srl. Poi quello denominato Monte Santa Croce (sempre geotermico), nei comuni di Monterotondo, Massa Marittima, Montieri e Radicondoli. Stesso proponente del precedente. Il progetto Monte Labbro, nei comuni di di Arcidosso, Cinigiano, Roccalbegna, Santa Fiora, Castel del Piano e Campagnatico, è stato presentato invece dalla Geoenergy srl. Anche in questo caso si cerca l’acqua calda. Parliamo a parte del permesso per la ricerca di idrocarburi denominato Casoni, nel Comune di Grosseto. Esplorazioni geotermiche, stavolta della Magma Energy Italia, anche nei Comuni di Grosseto, Massa Marittima, Roccastrada. Gavorrano, Civitella Paganico. Il progetto si chiama Roccastrada. La Geoenergy ha chiesto di poter sondare il comprensorio del tufo (Sorano, Semproniano, Manciano e Pitigliano) con il permesso chiamato Pitigliano.
Ma queste sono solo le ultime richieste giunte sul tavolo della Regione. Nel recente passato hanno già portato a casa il risultato un’altra dozzina di società: la Gesto Italia srl per esempio può cercare l’acqua calda nei comuni di Cinigiano, Campagnatico, Civitella Paganico, Arcidosso e Scansano. La Magma Energy presenterà il 1º ottobre, a palazzo Aldobrandeschi, il suo progetto di ricerca di risorse geotermiche, già sottoposto al procedimento di verifica di assoggettabilità, chiamato Boccheggiano. Insiste sui territori di Massa Marittima, Roccastrada, Montieri, Gavorrano, Chiusino e Monticiano. E Boccheggiano è anche il nome del permesso di ricerca di risorse geotermiche di Enel Green Power che interessa più o meno gli stessi territori. Il comprensorio di Monterotondo Marittimo è appetito anche dalla Cosvig srl (progetto Acquaferrata) che intende spingersi soprattutto sul versante livornese-pisano: Castagneto Carducci, Sassetta, Suvereto, Pomarance.
È stato battezzato Alto Farma, invece, il progetto presentato dalla Gesto Italia.
Ricade nei comuni di Montieri, Roccastrada, Chiusdino e Monticiano. Come da prassi ha già ottenuto il via libera da Firenze nonostante il territorio interessato sia per buona parte una riserva naturale. Anche qui l’obiettivo è lo sfruttamente geotermico. Stesso prerogativa per la scheda Catabbio, nei comuni di Castell’Azzara, Manciano, Semproniano e Sorano. Il proponente stavolta è Enel Green Power. Nei prossimi mesi basterà spostarsi di pochi km per incontrare geologi e tecnici del progetto Triana: comuni di Roccalbegna, Santa Fiora, Semproniano e Castell’Azzara. Ma non è finita. In questo lunghissimo elenco di richieste finalizzate alla ricerca di fonti energetiche troviamo una toponomastica familiare per chi conosce unn po’ la Maremma: dal progetto Montebamboli di Enel Green Power (Colline Metallifere) al Baccinello, passando per Murci, che si estende dall’Amiata a Magliano in Toscana toccando ben 11 comuni dell’entroterra.
La posizione della Regione in questa delicata materia è sempre stata chiara, seppure non condivisa, in certi casi, dai livelli locali. «Abbiamo solo concesso alcuni permessi che, secondo gli uffici tecnici e legali, non potevamo negare - ha sempre ripetuto l’assessore Anna Rita Bramerini - certe indagini sono a basso impatto ambientale, attività di ricerca propedeutiche a coltivazioni vere e proprie». Su questa insolita corsa ad accumulare permessi di ricerca (a volte in luoghi davvero impossibili) restano comunque molti aspetti da chiarire. Se tutte le esplorazioni autorizzate in questa fase dessero risultati positivi, come si comporterà la Regione? Come cambia il territorio? Perché, al di là delle norme, nessuno sente il bisogno di valutare il cumulo dei progetti?
Tratto dal Il Tirreno on line del 28 Settembre 2010.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento