sabato 25 settembre 2010
Alessandro Profumo: NUMERI UNO si nasce...non ci si diventa!
In Maremma il “dono” del super-banchiere
E’ alla casa di accoglienza per donne in difficoltà della fondazione Sasso di Maremma che Alessandro Profumo, il super-banchiere silurato da Unicredit, ha donato due milioni della sua liquidazione. Una struttura fondata da un prete di strada, il milanese don Virginio Colmegna.
CINIGIANO. «Le volte che viene a trovarci Profumo si sente come tra amici. Ricordo che una volta si commosse perché don Colmegna gli dette la parola. Era un momento difficile per lui sul piano professionale e il calore della nostra comunità lo fece quasi piangere», racconta Francesca Bianchi, 38 anni, responsabile pedagogica dei progetti della fondazione Sasso di Maremma, che nel cuore dell'Amiata, a Cinigiano, ha una casa di accoglienza per donne in difficoltà. Qualche anno fa don Virginio Colmegna, milanese, grazie all'amico don Enzo Capitani, prete grossetano, ha fondato la fondazione Sasso di Maremma, alla quale Profumo ha deciso di destinare due milioni della sua liquidazione.
L'Amiata è terra di eretici. Qui visse David Lazzaretti, definito il Cristo dell'Amiata (era di Arcidosso) e anche padre Ernesto Balducci è figlio di minatori di Santa Fiora. E, vicino a Grosseto, c'è la Nomadelfia di don Zeno Saltini. Da qualche anno è approdato da queste parti, a Cinigiano, anche un'altra figura di prete di strada: don Virginio, amico del cardinale Carlo Maria Martini.
La presenza di Profumo. L'ex ad di Unicredit era presente quando, il 27 giugno del 2009, è stata inaugurata la Casa di Pille, un edificio ristrutturato grazie al sostegno di Fondazione Vodafone Italia e Fondazione Mps di Siena, che è la sede delle attività di carattere sociale e culturale della Fondazione.
Donne e bambini. Le attività sociali si svolgono in due appartamenti, dove sono ospitate donne e mamme con bambini in stato di disagio economico e sociale, segnalate dai servizi di Asl e Comuni. Attualmente la casa è abitata da 6 donne e 2 bambini di 18 mesi e 4 anni. Nel corso dell'ultimo anno sono state ospitato 15 persone. Si tratta di donne prevalentemente italiane con storie di profonde ferite dentro. C'è chi ha subito maltrattamenti fisici in famiglia. Chi abusi sessuali. E ci sono anche due ragazze straniere sottratte alla tratta della prostituzione. «Lo stile dell'accoglienza prevede di sviluppare e sostenere la costruzione di reti sociali esterne di supporto, attraverso il coinvolgimento di famiglie di appoggio e di gruppi volontari di riferimento. Ogni accoglienza prevede la definizione di un progetto individualizzato di 2-4 mesi», spiega Francesca Bianchi, che è coadiuvata da due educatrici e uno psicologo, nonché a turno da un gruppo di volontari.
La storia di Laura. La prima ospite è stata Laura, una ragazza abbandonata, i genitori le sono morti da piccola, è stata sballottata di qua e di là e poi affidata ad una sorellastra, il cui marito l'ha violentata. «Quando è venuta da noi l'abbiamo aiutata intanto a prendere il diploma e a darsi regole che non aveva. Ad esempio le abbiamo insegnato a rispettare il suo corpo, che lei - come in genere le persone che hanno subito violenze sessuali - concedeva con troppa facilità. Infine l'abbiamo aiutata a fare esperienze di lavoro. Oggi ha 26 anni, vive da sola, ha un fidanzato e lavora regolarmente. Continua a rimanere in contatto con noi», racconta Francesca.
Da Prodi a Bianchi. La fondazione organizza anche una attività culturale attraverso seminari legati al tema dell'etica. L'etica della cura, della politica e della finanza. Sono seminari ristretti, ad invito, al quale hanno partecipato personaggi come Romano Prodi, Luigi Bianchi, Massimo Toschi, oltre a Profumo. Il prossimo è a fine ottobre, dedicato alla finanza e all'economia sostenibile.
Progetto giovani. Ai giovani è poi dedicato il percorso pedagogico chiamato le «Barbiane nel mondo». Il progetto è rivolto a giovani tra i diciotto e i 35 anni, di tutta Italia, con una passione per il sociale. «Le finalità? Offrire ai giovani l'opportunità di utilizzare al meglio l'apparecchio fotografico, prima e la videocamera poi, al fine di migliorare le proprie capacità tecniche, visive, compositive e critiche», spiega la Bianchi. Infine la fondazione gestisce anche un podere di 40 ettari, dove si producono vino e olio. «Se facciamo pari è grassa...».
Tratto dal Tirreno on line del
24 Settembre 2010
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