mercoledì 1 dicembre 2010
To be Italian's Drugs:vuol dire anche questo..........
Quarto Oggiaro
Lui 84 anni e lei 82: trafficanti
Coppia di anziani tossicodipendenti vendeva cocaina: trovati 60 grammi in casa. Denunciati Quarto Oggiaro
Lui 84 anni e lei 82: trafficanti
Coppia di anziani tossicodipendenti vendeva cocaina: trovati 60 grammi in casa. Denunciati
MILANO - Nessuno aveva chiesto loro d'esprimere l'ultimo desiderio. Non era luogo, ora, soprattutto modo. Fa niente, l'han fatto lo stesso: «Ispettore non portarla via tutta, lasciaci un grammetto per il pippotto di stasera». Una coppia così capita di vederla al supermercato che spinge piano il carrello e all'incrocio che alza la mano per chiedere agli automobilisti d'aspettare, abbiate pazienza e pietà, anche se il verde è già finito, e da un pezzo. Bassetti, curvi, anni 84 lui e 82 lei, vedovi entrambi e conviventi. Sarà amore, sarà voglia di compagnia, sarà semplicemente che i due insieme spacciavano e tiravano cocaina come matti, dannati, tossici. Li hanno denunciati. E del resto.
Via Lopez, condominio, Quarto Oggiaro. Vite regolari, incidenti di percorso minimi e anni fa un precedente a testa per merce rubata, nient'altro. Un'indagine ha portato i poliziotti del commissariato nella casa dei nonni. Di primo impatto, a prima vista - erano dimessi e pure assai smorti, sorpresi, impauriti - qualche dubbio è venuto: «Ma ragazzi, sono questi qui i trafficanti, siamo proprio sicuri?». Per far uscire la droga sono dovuti arrivare i cani. Sessanta grammi. E che grammi. La chiamano scaglietta. Pura, di qualità. Due i nascondigli. Il primo ricavato con arte in un mobile; il secondo difeso a oltranza dal vecchietto. La droga era tra due cuscini della sedia: difatti faticava ad alzarsi, adducendo gli acciacchi, la stanchezza, la maledetta vecchiaia in genere. Sul tavolo c'era una cannetta: non uno strumento medico bensì lo strumento preferito dagli appassionati per aspirar coca. Che non ha età, o forse ne ha fin troppa.
Tratto dal Corriere della Sera on line
Andrea Galli
01 dicembre 2010
sabato 20 novembre 2010
Classifica dei paesi più corrotti del mondo: NOI solo 67esimi...pensavo MOOOLTO PEGGIO!
Con i governi commettere ingenti somme per affrontare più pressanti problemi del mondo è l', dalla instabilità dei mercati finanziari ai cambiamenti climatici e la povertà, la corruzione resta un ostacolo al conseguimento necessari molti progressi.
La Corruzione 2010 Perceptions Index mostra che quasi i tre quarti dei 178 paesi in il punteggio dell'indice di sotto di cinque, su una scala da 10 (molto pulito) a 0 (molto corrotto). Questi risultati indicano un serio problema di corruzione.
Per affrontare queste sfide, i governi devono integrare le misure anti-corruzione in tutti gli ambiti, dalle loro risposte alla crisi finanziaria e il cambiamento climatico agli impegni della comunità internazionale per sradicare la povertà.
Transparency International advocates stricter implementation of the UN Convention against Corruption , the only global initiative that provides a framework for putting an end to corruption. Denmark, New Zealand and Singapore are tied at the top of the list with a score of 9.3, followed closely by Finland and Sweden at 9.2. Transparency International sostenitori severa attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione , l'unica iniziativa a livello mondiale che fornisce un quadro per porre fine alla corruzione. Danimarca, Nuova Zelanda e Singapore sono legati in cima alla lista con un punteggio di 9,3, seguita da vicino da Finlandia e Svezia al 9,2. Bringing up the rear is Somalia with a score of 1.1, slightly trailing Myanmar and Afghanistan at 1.4 and Iraq at 1.5. Il fanalino di coda è la Somalia con un punteggio di 1,1, leggermente trailing Myanmar e in Afghanistan e in Iraq a 1.4 a 1.5.
Notable among decliners over the past year are some of the countries most affected by a financial crisis precipitated by transparency and integrity deficits. Fra decliners nell'ultimo anno sono alcuni dei paesi più colpiti dalla crisi finanziaria innescata da deficit di trasparenza e integrità. Among those improving in the past year, the general absence of OECD states underlines the fact that all nations need to bolster their good governance mechanisms. The message is clear: across the globe, transparency and accountability are critical to restoring trust and turning back the tide of corruption. Tra coloro migliorare nel corso dell'anno passato, l'assenza generale degli Stati dell'OCSE sottolinea il fatto che tutte le nazioni hanno bisogno di rafforzare i loro meccanismi di buon governo. Il messaggio è chiaro in tutto il globo trasparenza e la responsabilità sono fondamentali per ripristinare la fiducia e trasformare la marea di corruzione. Without them, global policy solutions to many global crises are at risk. Senza di loro, le soluzioni di politica globale a molte crisi globali sono a rischio.
La Classifica:
giovedì 18 novembre 2010
Cyber Politica : cose da terzo millennio......
Lo ha riferito la U.S.-China Economic and Security Review Commission
Internet, traffico Usa dirottato
in Cina per diciotto minuti
Ad aprile il 15% dei contenuti americani deviato su server cinesi. «Compromesse gravemente privacy e sicurezza»
MILANO - L'8 aprile 2010, per diciotto minuti, una quota del 15 per cento dell’imponente traffico internet mondiale, e in particolare statunitense (incluse comunicazioni da e per i siti dell’Esercito, della Marina, del corpo dei Marines, dell’Aeronautica, dell’ufficio del Segretario della Difesa, del Senato e della Nasa), potrebbe essere stato registrato e decriptato dalla Cina. Con conseguenze che potrebbero rivelarsi drammatiche per la privacy e la sicurezza.
DICIOTTO MINUTI - Lo ha reso noto qualche giorno fa il National Defense Magazine dopo la denuncia del pdf di 300 pagine della U.S.-China Economic and Security Review Commission nel rapporto annuale della Commissione Usa-Cina per la sicurezza presentato al Congresso americano. La stampa estera riprende la notizia, chiedendosi perché l’accaduto emerga solo ora, a distanza di sette mesi. In quei diciotto lunghi minuti infatti i dati internet ad alta sensibilità statunitensi e di molti altri Paesi sono passati erroneamente attraverso i server cinesi, dopo che China Telecom aveva inviato informazioni di routing sbagliate: una mole di traffico impressionante, compresi i delicati dati delle agenzie governative, ha seguito il percorso errato a causa della modifica del routing su internet, approdando sui server cinesi. Il fenomeno in questione è il cosiddetto "IP hijacking" e si verifica quando il router impone una rotta diversa, indicando come percorso migliore un nodo differente da quello abituale. In questo caso dunque il nodo cinese è stato opportunamente configurato per risultare agli occhi di chi inviava il pacchetto come l’algoritmo di routing da preferire. China Telecom ha categoricamente smentito, in un comunicato inviato alla France Presse, «qualsiasi deviazione di traffico internet».
ERRORE O ATTACCO - La stessa USCC non sa se i dati siano venuti in possesso di eventuali malintenzionati o se tutto sia effettivamente avvenuto a causa di un semplice sbaglio che ha stravolto il routing. Certo il traffico su internet, soprattutto quello in chiaro, è troppo vulnerabile e occorrerebbero controlli più accurati sui percorsi seguiti dai pacchetti sulle reti informatiche. Secondo Dmitri Alperovitch, vice presidente della società McAfee, il dolo è quasi certo e si tratterebbe di «uno dei più grandi attacchi di hijacking, o forse il più grande in assoluto, che si siano mai visti», nonostante il gigante delle telecomunicazioni cinese neghi qualsiasi hijack del traffico web. «Potrebbe accadere ancora – spiega Alperovitch -, dovunque e in qualsiasi momento». E poi conclude: «Cosa è successo al traffico della rete mentre era in Cina? Nessuno lo saprà mai».
Tratto dal Corriere della Sera on line del 18 Novembre 2010.
venerdì 12 novembre 2010
November PORC: mica male però.....
Maiali, è tempo di November Porc
Il mariolone più grosso, la cicciolata più grande e lo strologhino da Guiness. Torna il November Porc, il festival di Sua Maestà il maiale. Culatello, cotechino e panini McPorc. Tra tornei di tiro al salame e vino a volontà
Guance rubiconde e ventri abbondanti. I corpulenti norcini si rimboccano le maniche per non deludere i voraci (e veraci) estimatori di Sua Maestà il maiale. Torna anche quest’anno, puntuale come la nebbia, il November Porc, quattro weekend (fino al 28 novembre) per la grande abbuffata collettiva a base di maiale e dei suoi derivati. Una maratona gourmand che non ammette diete, rinunce o sazietà: al Re Suino (o “al Nimel” come lo chiamano a Parma) non si dice mai di no. Un'occasione da non perdere per rimpinzarsi tanto e bene ma anche per rivivere l’atmosfera delle antiche sagre autunnali quando i norcini andavano all’alba nelle corti avvolte dalla bruma per macellare i maiali e tirar fuori culatelli, prosciutti, strolghini, spalle crude, cotechini, mariole, cappelli del prete, cicciolate e salami. Le opere d’arte della gastronomia nostrana.
Si inizia a Sissa (6-7 novembre), il piccolo comune a due passi dal Po che ha fatto della Spalla Cruda il suo vanto. E proprio a lei è dedicato il Palio di Palasone-Sissa, la gara culinaria che premia le più buone (sabato, ore 15.30, piazza Roma). Shopping a go-go tra gli stand allestiti per le vie del centro e tappa d'obbligo in piazza Scaramuzza per provare l’ormai celebre takeway McPorc, il fastfood all’emiliana che sforna panini american style ma con gli ingredienti della Bassa.
Sempre a Sissa, grande attesa per l’appuntamento annuale di domenica 7 novembre quando, come vuole la tradizione, si estrae dal paiolo ribollente l'enorme Mariolone, una sinfonia di carni magre (spalla e stinco) tritate e insaccate con un po’ di cotenna nell’intestino cieco del suino. Perché si sa, del maiale non si butta via niente. A condire il tutto, torta fritta, fiumi di Lambrusco e le canzoni in vernacolo della Minestron band. Un nome un programma.
Il weekend successivo (13-14 novembre) ci si sposta più giù, sugli argini del Grande Fiume, a Polesine Parmense per la cottura del gigantesco Prete, una variante del cotechino, che viene sollevato e tagliato da quattro robusti “barbùter”, gli eredi dei barcaioli del Po. E mentre la nebbia spadroneggia (si spera), Mc Porc continua a sfornare panini e gli avventori a mangiare.
È a Zibello, la mecca del Culatello, la terza tappa del tour (20-21 novembre). Qui lo spettacolo è da Guiness, con la presentazione ( e successiva degustazione) dello Strolghino più lungo del mondo, quasi 500 metri di lunghezza di salame, prodotto con le rifilature magre del culatello e del fiocco di prosciutto. Il November Porc finisce il 28 novembre nel paese natale di Giovannino Guareschi, Roccabianca, dove l'aria sa già di Natale. Ultimi "sforzi" per gli stomaci degli irriducibili con ciccioli e cicciolata, due dei prodotti più antichi della tradizione parmense, accompagnati da polenta calda e malvasia frizzante. Poi, forse, la dieta.
Tratto dal Corriere della Sera on line del 12 Novembre 2010
lunedì 8 novembre 2010
La donna e l'orgasmo: cose extrasensoriali...!!!!
Esperimento americano
L'orgasmo attiva 30 aree del cervello
Nelle donne lavorano l'ipotalamo, il nucleus accumbens e il nucleus caudato, responsabili di piacere e memoria
MILANO - I segreti del cervello femminile durante l'orgasmo; li ha fotografati uno scienziato americano scoprendo che il momento del massimo piacere sessuale attiva fino a 30 zone del cervello della donna compresi quelli responsabili per l'emozione, il tatto, la gioia, la soddisfazione e la memoria. L'esperimento, di cui dà notizia il Daily Mail, è stato condotto alla Rutgers University dallo psicologo Barry Komisaruk che lo presenterà a Neuroscience 2010, un convegno organizzato dalla Società americana di neuroscienza.
RISONANZA - Komisaruk ha sottoposto a risonanza magnetica 16 donne a cui era stato chiesto di stimolarsi stando stese sotto un lenzuolo sul lettino della macchina per la tomografia. Lo studio ha dimostrato che in tutti i casi gli effetti sul cervello sono stati analoghi a prescindere dalla durata del processo di arrivare alla soddisfazione sessuale. Gli scanner dell'equipe di Komisaruk hanno scattato foto a un ritmo di due secondi. Hanno scoperto che a due minuti dal via vengono attivate nel cervello le aree che si "accendono" quando viene soddisfatta la fame e la sete, mentre appena prima dell'orgasmo si illuminano la corteccia sensoriale che riceve i messaggi del contatto da parti del cervello e il talamo che trasmette segnali ad altre parti dell'organismo. Durante l'orgasmo si attivano l'ipotalamo, che regola temperatura, fame, sete, stanchezza, ma anche il nucleus accumbens, un'area responsabile per il piacere e il nucleus caudato, addetto alla memoria.
Tratto dal Corriere della Sera on line del 08 Novembre 2010.
mercoledì 3 novembre 2010
Quando si dice: "si vede che NON era giunta l'ora"....
PARIGI Bimbo di 18 mesi cade dal settimo piano Preso al volo da un passante: salvo.
Il piccolo è rimbalzato sulla tenda di un bar ed è stato afferrato da un uomo. Denunciati i genitori
PARIGI Bimbo di 18 mesi cade dal settimo piano Preso al volo da un passante: salvo Il piccolo è rimbalzato sulla tenda di un bar ed è stato afferrato da un uomo. Denunciati i genitori
PARIGI - "Miracolo" è la parola sulla bocca di tutto il quartiere popolare del XX arrondissement di Parigi, dove un bebè di 18 mesi è uscito indenne dopo un volo dal settimo piano di un edificio, grazie alla prontezza di riflessi di un passante che l'ha preso al volo dopo che era rimbalzato sulla tenda di un bar. Secondo la ricostruzione dei fatti, il bambino è caduto dal balcone dell’appartamento al settimo piano, dove, assieme alla sorellina di tre anni, era stato lasciato solo dai genitori, usciti a fare una passeggiata.
IL SALVATAGGIO - L'eroe che ha salvato la vita al bimbo si chiama Philippe Bensignor e di mestiere fa il medico. «Mio figlio mi ha detto che un bambino si trovava su un balcone e aveva superato anche la balaustra», ha raccontato l’uomo. Quando il bambino è caduta nel vuoto «mi sono detto "non devo mancarlo"», ha spiegato. «Il piccolo non si è fatto nulla. Ha pianto per un po', ma poco dopo si è calmato», ha aggiunto Bensignor. «Si tratta di un vero miracolo», ha detto il barman del bar-tabacchi «Le Vincennes». «Ieri eravamo chiusi e la tenda era aperta perché si è rotto il sistema meccanico per riavvolgerla», ha spiegato. «Sulla tenda rossa c’è uno strappo di una decina di centimetri: è il punto di impatto dove è rimbalzato il bambino», ha sottolineato il barista. I genitori dei due bambini sono stati denunciati per abbandono di minori.
A dismostrazione di quanto segnalato sopra, attraverso un articolo pubblicato sul Corriere.it di oggi 03 Novembre 2010, vedere questo video che conferma....QUANDO NON è GINUTA L'ORA.....
lunedì 1 novembre 2010
Alcool : problema VERO, non presunto!
Studio pubblicato su "lancet"
Alcol, la droga più dannosa per la società
Il risultato di una ricerca indipendente inglese: nella scala di pericolosità gli alcolici battono eroina e crack
MILANO - L'alcol è più dannoso per la salute di cocaina, cannabis o ecstasy ed è lo "stupefacente" più nocivo in relazione al suo impatto sulla società. Lo afferma uno studio pubblicato sulla rivista inglese Lancet, che riporta i risultati di una ricerca condotta da David Nutt, l'ex consigliere del governo laburista per la lotta alla droga, suggerisce che il danno complessivo prodotto dagli alcolici batte quello di crack e eroina e richiede dunque strategie coraggiose sul fronte della sanità pubblica.
COMITATO INDIPENDENTE - Lo studio riapre il dibattito sulla classificazione degli stupefacenti in Gran Bretagna e sulla necessità di una campagna contro l'alcolismo. Se le droghe fossero classificate per il danno che producono, sostengono Nutt e i suoi colleghi dell'Independent Scientific Committee on Drugs, gli alcolici dovrebbero rientrare nella categoria "A", con l'eroina e il crack. Nella classificazione su una scala di pericolosità da 1 a 100 l'alcol è a quota 72, l'eroina a 55 e il crack a 54. Il professore è stato licenziato lo scorso anno dall'allora ministro dell'Interno Alan Johnson per aver contestato la posizione del governo contraria a una revisione della classificazione degli stupefacenti. Il Comitato di Nutt voleva che la marijuana restasse droga di categoria "C" e che l'ecstasy fosse spostata dalla classe "A" sulla base di un giudizio di minor pericolosità rispetto ad altre droghe. (Fonte: Ansa)
Tratto dal Corriere della sera on line
del 01 Novembre 2010.
mercoledì 27 ottobre 2010
Silvio Berlusconi secondo Severgnini: condivido al 101%....
Cosa pensa la maggioranza degli italiani? «è uno di noi». E chi non lo pensa, lo teme
Il Cavaliere spiegato ai posteri
Dieci motivi per 20 anni di «regno»
Il segreto della longevità politica del premier e la pancia del Paese
Cosa pensa la maggioranza degli italiani? «è uno di noi». E chi non lo pensa, lo teme
Il Cavaliere spiegato ai posteri
Dieci motivi per 20 anni di «regno»
Il segreto della longevità politica del premier e la pancia del Paese
«Berlusconi, perché?». Racconta Beppe Severgnini che nel suo girovagare per il mondo infinite volte si è sentito rivolgere quella domanda da colleghi giornalisti, amici, scrittori di diverso orientamento politico, animati da curiosità più che da preconcetti. E così, cercando una risposta per loro, ha cominciato a elencare i fattori del successo del Cavaliere. Umanità, astuzia, camaleontica capacità di immedesimarsi negli interlocutori. Virtù (o vizi?) di Berlusconi, ma anche del Paese che ha deciso di farsi rappresentare da lui. Disse una volta Giorgio Gaber: «Non ho paura di Berlusconi in sé. Ho paura di Berlusconi in me». Quella frase fa da epigrafe a «La pancia degli italiani. Berlusconi spiegato ai posteri», il libro di Beppe Severgnini in vendita da oggi, del quale pubblichiamo l'introduzione
Spiegare Silvio Berlusconi agli italiani è una perdita di tempo. Ciascuno di noi ha un'idea, raffinata in anni di indulgenza o idiosincrasia, e non la cambierà. Ogni italiano si ritiene depositario dell'interpretazione autentica: discuterla è inutile. Utile è invece provare a spiegare il personaggio ai posteri e, perché no?, agli stranieri. I primi non ci sono ancora, ma si chiederanno cos'è successo in Italia. I secondi non capiscono, e vorrebbero. Qualcosa del genere, infatti, potrebbe accadere anche a loro. Com'è possibile che Berlusconi - d'ora in poi, per brevità, B. - sia stato votato (1994), rivotato (2001), votato ancora (2008) e rischi di vincere anche le prossime elezioni? Qual è il segreto della sua longevità politica? Perché la maggioranza degli italiani lo ha appoggiato e/o sopportato per tanti anni? Non ne vede gli appetiti, i limiti e i metodi? Risposta: li vede eccome. Se B. ha dominato la vita pubblica italiana per quasi vent'anni, c'è un motivo. Anzi, ce ne sono dieci.
1) Fattore umano
Cosa pensa la maggioranza degli italiani? «Ci somiglia, è uno di noi». E chi non lo pensa, lo teme. B. vuole bene ai figli, parla della mamma, capisce di calcio, sa fare i soldi, ama le case nuove, detesta le regole, racconta le barzellette, dice le parolacce, adora le donne, le feste e la buona compagnia. È un uomo dalla memoria lunga capace di amnesie tattiche. È arrivato lontano alternando autostrade e scorciatoie. È un anticonformista consapevole dell'importanza del conformismo. Loda la Chiesa al mattino, i valori della famiglia al pomeriggio e la sera si porta a casa le ragazze. L'uomo è spettacolare, e riesce a farsi perdonare molto. Tanti italiani non si curano dei conflitti d'interesse (chi non ne ha?), dei guai giudiziari (meglio gli imputati dei magistrati), delle battute inopportune (è così spontaneo!). Promesse mancate, mezze verità, confusione tra ruolo pubblico e faccende private? C'è chi s'arrabbia e chi fa finta di niente. I secondi, apparentemente, sono più dei primi.
2) Fattore divino
B. ha capito che molti italiani applaudono la Chiesa per sentirsi meno colpevoli quando non vanno in chiesa, ignorano regolarmente sette comandamenti su dieci. La coerenza tra dichiarazioni e comportamenti non è una qualità che pretendiamo dai nostri leader. L'indignazione privata davanti all'incoerenza pubblica è il movente del voto in molte democrazie. Non in Italia. B. ha capito con chi ha a che fare: una nazione che, per evitare delusioni, non si fa illusioni. In Vaticano - non nelle parrocchie - si accontentano di una legislazione favorevole, e non si preoccupano dei cattivi esempi. Movimenti di ispirazione religiosa come Comunione e Liberazione preferiscono concentrarsi sui fini - futuri, quindi mutevoli e opinabili - invece che sui metodi utilizzati da amici e alleati. Per B. quest'impostazione escatologica è musica. Significa spostare il discorso dai comportamenti alle intenzioni.
3) Fattore Robinson
Ogni italiano si sente solo contro il mondo. Be', se non proprio contro il mondo, contro i vicini di casa. La sopravvivenza - personale, familiare, sociale, economica - è motivo di orgoglio e prova d'ingegno. Molto è stato scritto sull'individualismo nazionale, le sue risorse, i suoi limiti e le sue conseguenze. B. è partito da qui: prima ha costruito la sua fortuna, accreditandosi come un uomo che s'è fatto da sé; poi ha costruito sulla sfiducia verso ciò che è condiviso, sull'insofferenza verso le regole, sulla soddisfazione intima nel trovare una soluzione privata a un problema pubblico. In Italia non si chiede - insieme e con forza - un nuovo sistema fiscale, più giusto e più equo. Si aggira quello esistente. Ognuno di noi si sente un Robinson Crusoe, naufrago in una penisola affollata.
4) Fattore Truman
Quanti quotidiani si vendono ogni giorno in Italia, se escludiamo quelli sportivi? Cinque milioni. Quanti italiani entrano regolarmente in libreria? Cinque milioni. Quanti sono i visitatori dei siti d'informazione? Cinque milioni. Quanti seguono Sky Tg24 e Tg La7? Cinque milioni. Quanti guardano i programmi televisivi d'approfondimento in seconda serata? Cinque milioni, di ogni opinione politica. Il sospetto è che siano sempre gli stessi. Chiamiamolo Five Million Club. È importante? Certo, ma non decide le elezioni. La televisione - tutta, non solo i notiziari - resta fondamentale per i personaggi che crea, per i messaggi che lancia, per le suggestioni che lascia, per le cose che dice e soprattutto per quelle che tace. E chi possiede la Tv privata e controlla la Tv pubblica, in Italia? Come nel Truman Show, il capolavoro di Peter Weir, qualcuno ci ha aiutato a pensare.
5) Fattore Hoover
La Hoover, fondata nel 1908 a New Berlin, oggi Canton, Ohio (Usa), è la marca d'aspirapolveri per antonomasia, al punto da essere diventata un nome comune: in inglese, «passare l'aspirapolvere» si dice to hoover. I suoi rappresentanti (door-to-door salesmen) erano leggendari: tenaci, esperti, abili psicologi, collocatori implacabili della propria merce. B. possiede una capacità di seduzione commerciale che ha ereditato dalle precedenti professioni - edilizia, pubblicità, televisione - e ha applicato alla politica. La consapevolezza che il messaggio dev'essere semplice, gradevole e rassicurante. La convinzione che la ripetitività paga. La certezza che l'aspetto esteriore, in un Paese ossessionato dall'estetica, resta fondamentale (tra una bella figura e un buon comportamento, in Italia non c'è partita).
6) Fattore Zelig
Immedesimarsi negli interlocutori: una qualità necessaria a ogni politico. La capacità di trasformarsi in loro è più rara. Il desiderio di essere gradito ha insegnato a B. tecniche degne di Zelig, camaleontico protagonista del film di Woody Allen. Padre di famiglia coi figli (e le due mogli, finché è durata). Donnaiolo con le donne. Giovane tra i giovani. Saggio con gli anziani. Nottambulo tra i nottambuli. Lavoratore tra gli operai. Imprenditore tra gli imprenditori. Tifoso tra i tifosi. Milanista tra i milanisti. Milanese con i milanesi. Lombardo tra i lombardi. Italiano tra i meridionali. Napoletano tra i napoletani (con musica). Andasse a una partita di basket, potrebbe uscirne più alto.
7) Fattore harem
L'ossessione femminile, ben nota in azienda e poi nel mondo politico romano, è diventata di pubblico dominio nel 2009, dopo l'apparizione al compleanno della diciottenne Noemi Letizia e le testimonianze sulle feste a Villa Certosa e a Palazzo Grazioli. B. dapprima ha negato, poi ha abbozzato («Sono fedele? Frequentemente»), alla fine ha accettato la reputazione («Non sono un santo»). Le rivelazioni non l'hanno danneggiato: ha perso la moglie, ma non i voti. Molti italiani preferiscono l'autoindulgenza all'autodisciplina; e non negano che lui, in fondo, fa ciò che loro sognano. Non c'è solo l'aspetto erotico: la gioventù è contagiosa, lo sapevano anche nell'antica Grecia (dove veline e velini, però, ne approfittavano per imparare). Un collaboratore sessantenne, fedele della prima ora, descrive l'insofferenza di B. durante le lunghe riunioni: «È chiaro: teme che gli attacchiamo la vecchiaia».
8) Fattore Medici
La Signoria - insieme al Comune - è l'unica creazione politica originale degli italiani. Tutte le altre - dal feudalesimo alla monarchia, dal totalitarismo al federalismo fino alla democrazia parlamentare - sono importate (dalla Francia, dall'Inghilterra, dalla Germania, dalla Spagna o dagli Stati Uniti). In Italia mostrano sempre qualcosa di artificiale: dalla goffaggine del fascismo alla rassegnazione del Parlamento attuale. La Signoria risveglia, invece, automatismi antichi. L'atteggiamento di tanti italiani di oggi verso B. ricorda quello degli italiani di ieri verso il Signore: sappiamo che pensa alla sua gloria, alla sua famiglia e ai suoi interessi; speriamo pensi un po' anche a noi. «Dall'essere costretti a condurre vita tanto difficile», scriveva Giuseppe Prezzolini, «i Signori impararono a essere profondi osservatori degli uomini». Si dice che Cosimo de' Medici, fondatore della dinastia fiorentina, fosse circospetto e riuscisse a leggere il carattere di uno sconosciuto con uno sguardo. Anche B. è considerato un formidabile studioso degli uomini. Ai quali chiede di ammirarlo e non criticarlo; adularlo e non tradirlo; amarlo e non giudicarlo.
9) Fattore T.I.N.A.
T.I.N.A., There Is No Alternative. L'acronimo, coniato da Margaret Thatcher, spiega la condizione di molti elettori. L'alternativa di centrosinistra s'è rivelata poco appetitosa: coalizioni rissose, proposte vaghe, comportamenti ipocriti. L'ascendenza comunista del Partito democratico è indiscutibile, e B. non manca di farla presente. Il doppio, sospetto e simmetrico fallimento di Romano Prodi - eletto nel 1996 e 2006, silurato nel 1998 e 2008 - ha un suo garbo estetico, ma si è rivelato un'eredità pesante. Gli italiani sono realisti. Prima di scegliere ciò che ritengono giusto, prendono quello che sembra utile. Alcune iniziative di B. piacciono (o almeno dispiacciono meno dell'alternativa): abolizione dell'Ici sulla prima casa, contrasto all'immigrazione clandestina, lotta alla criminalità organizzata, riforma del codice della strada. Se queste iniziative si dimostrano un successo, molti media provvedono a ricordarlo. Se si rivelano un fallimento, c'è chi s'incarica di farlo dimenticare. Non solo: il centrodestra unito rassicura, almeno quanto il centrosinistra diviso irrita. Se l'unico modo per tenere insieme un'alleanza politica è possederla, B. ne ha presto calcolato il costo (economico, politico, nervoso). Senza conoscerlo, ha seguito il consiglio del presidente Lyndon B. Johnson il quale, parlando del direttore dell'Fbi J. Edgar Hoover, sbottò: «It's probably better to have him inside the tent pissing out, than outside the tent pissing in», probabilmente è meglio averlo dentro la tenda che piscia fuori, piuttosto di averlo fuori che piscia dentro. Così si spiega l'espulsione e il disprezzo verso Gianfranco Fini, cofondatore del Popolo della libertà. Nel 2010, dopo sedici anni, l'alleato ha osato uscire dalla tenda: e non è ben chiaro quali intenzioni abbia.
10) Fattore Palio
Conoscete il Palio di Siena? Vincerlo, per una contrada, è una gioia immensa. Ma esiste una gioia altrettanto grande: assistere alla sconfitta della contrada rivale. Funzionano così molte cose, in Italia: dalla geografia all'industria, dalla cultura all'amministrazione, dalle professioni allo sport (i tifosi della Lazio felici di perdere con l'Inter pur di evitare lo scudetto alla Roma). La politica non poteva fare eccezione: il tribalismo non è una tattica, è un istinto. Pur di tener fuori la sinistra, giudicata inaffidabile, molti italiani avrebbero votato il demonio. E B. sa essere diabolico. Ma il diavolo, diciamolo, ha un altro stile.
Tratto dal Corriere della Sera on line
Beppe Severgnini
27 ottobre 2010
martedì 26 ottobre 2010
Thailandia sottacqua: ci mancava solo questo....
Dopo due settimane di piogge torrenziali
Thailandia sottacqua: 56 morti
Bangkok si prepara alla piena
L'antica capitale Ayutthaya è completamente allagata. Colpite 2,8 milioni di persone nel nord-est del Paese
Dopo due settimane di piogge torrenziali
Thailandia sottacqua: 56 morti
Bangkok si prepara alla piena
L'antica capitale Ayutthaya è completamente allagata. Colpite 2,8 milioni di persone nel nord-est del Paese
BANGKOK - Almeno 56 morti, l'antica capitale Ayutthaya completamente sottacqua e quella attuale, Bangkok, difesa da migliaia di sacchi di sabbia in attesa della piena del fiume Chao Praya. È il drammatico risultato di due settimane di piogge torrenziali che hanno investito la Thailandia, in particolare le regioni nord-orientali.
SACCHI DI SABBIA - Secondo gli esperti locali si tratta delle peggiori inondazioni da decenni per certe regioni del nord-est. Circa 2,8 milioni di persone sono state colpite dalle intemperie, perdendo la casa, la terra o il bestiame. Bangkok potrebbe essere colpita da una grande esondazione del fiume che potrebbe interessare alcuni quartieri più esposti. Sono stati messi di rinforzo migliaia di sacchi di sabbia e sono state dislocate pompe idrauliche, ma finora non non è stata segnalata alcuna esondazione.
Tratto dal Corriere della Sera on line
del 26 Ottobre 2010.
lunedì 25 ottobre 2010
Sergio Marchionne for President?...MAGARI!!!!!!!!!!!!!!
IL MESSAGGIO: «Non possiamo gestire in perdita le nostre fabbriche per sempre»
Marchionne: «Senza l'Italia
la Fiat potrebbe fare di più»
L'ad del Lingotto: «Non un euro di utile dal nostro Paese nel 2010. Portare gli stipendi ai livelli europei»
MILANO - «Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l'Italia». Sergio Marchionne, ospite della trasmissione Che tempo che fa condotta da Fabio Fazio e in onda domenica sera, torna ad affrontare molte delle questioni che hanno tenuto banco nelle ultime settimane. In particolare, l'amministratore delegato del Lingotto ci tiene a sottolineare il fatto che «nemmeno un euro dei 2 miliardi dell'utile operativo previsto per il 2010» arriva dal nostro Paese. «Fiat - aggiunge - non può continuare a gestire in perdita le proprie fabbriche per sempre». «Tra il 2008 e il 2009 - continua Marchionne - la Fiat è stata l'unica azienda che non ha bussato alle casse dello Stato» diversamente da quanto fatto da molte concorrenti europee. «Non voglio ricevere un grazie - spiega l'ad - ma non voglio nemmeno essere accusato di avere avuto aiuti di Stato. Gli incentivi - prosegue - sono soldi che vanno ai consumatori: aiutano parzialmente anche me, ma in Italia sette macchine comprate su dieci sono straniere. Con i soldi dello Stato americano risaneremo Chrysler. E ripagheremo il governo Usa con gli interessi e tutto. Gli aiuti ricevuti dallo Stato italiano li abbiamo ripagati».
EFFICIENZA LAVORO - Marchionne elenca alcuni problemi del sistema-Italia: «Siamo al 118esimo posto su 139 per efficienza del lavoro e al 48esimo posto per la competitività del sistema industriale. Siamo fuori dall'Europa e dai Paesi a noi vicini, il sistema italiano ha perso competitività anno per anno da parecchi anni e negli ultimi 10 anni l'Italia non ha saputo reggere il passo con gli altri Paesi. Non è colpa dei lavoratori».
STIPENDI EUROPEI - Tra gli obiettivi per il futuro, assicura Marchionne, c'è quello di portare lo stipendio medio dell'operaio italiano a livello di quello degli altri Paesi europei. «È un obbligo per la Fiat colmare il divario degli stipendi degli operai». Ma per fare questo, sottolinea l'ad, «non è possibile avere tre persone che bloccano un intero stabilimento», come è successo a Melfi dove «abbiamo avuto un esempio di anarchia, non di democrazia. Ma con questo sistema non si possono gestire aziende così grandi». A tal proposito, l'ad aggiunge che solo il 12% per cento degli operai del Gruppo Fiat è iscritto alla Fiom-Cgil, che quindi «non rappresenta la maggioranza». «Meno della metà dei nostri dipendenti è iscritto a una sigla sindacale» afferma. E poi: «Non abbiamo tolto il minimo livello di diritti accumulati negli anni. Se si guarda all'accordo di Pomigliano, l'unica cosa diversa è che abbiamo cercato di assegnare ai sindacati la responsabilità di quelle anomalie che vanno a impattare sulla produttività del sistema». E sulla polemica per la riduzione delle «pause» dei lavoratori delle fabbriche italiane spiega che il nuovo sistema proposto da Fiat per lo stabilimento di Melfi «è già applicato a Mirafiori. Non è niente di eccezionale, fa parte degli sforzi fatti per ridisegnare il sistema di produzione». Marchionne ammette però che «se la Fiat dovesse smettere di fare auto in Campania, avremmo un problema sociale immenso, specialmente in una zona dove la Camorra è molto attiva».
«IO FACCIO IL METALMECCANICO» - «Io in politica? Scherziamo? Faccio il metalmeccanico, produco auto, camion e trattori» dice ancora l'ad del Lingotto conversando con Fazio. E a proposito della recente affermazione secondo cui in Italia sono state aperte tutte le gabbie e sono scappati tutti gli animali, Marchionne spiega: «Leggo il giornale tutti i giorni alle 6: c'è una varietà di orientamenti politici e sociali incredibile, tutti parlano e non si capisce dove va il Paese». Tuttavia in questa situazione Marchionne ritiene che «si può avere fiducia nell'Italia, credo di sì, ci sarebbero soluzioni più facili, ma credo che sia possibile costruire qui una condizione diversa, sennò non mi sarei mai impegnato».
COMMENTI - Le dichiarazioni di Marchionne sono state subito commentate da vari esponenti politici e sindacali. «A Marchionne ricordiamo che l'Italia è il Paese di storico insediamento del gruppo automobilistico ove ha depositato impianti e soprattutto un grande patrimonio di esperienze e professionalita», ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. «Le parole di Marchionne sono ingenerose nei confronti dell'Italia e dei lavoratori che hanno contribuito a fare grande la Fiat», replica Cesare Damiano, capogruppo in commissione Lavoro del Pd. «Le dichiarazioni di Marchionne sarebbero coerenti se la Fiat restituisse tutti soldi che ha avuto dall’Italia», ha commentato il responsabile lavoro di Italia dei valori, Maurizio Zipponi. «Quella di Marchionne non è sfiducia rispetto all'Italia, ma verso quella parte di sindacato che si dimostra antistorica e contraria alle prospettive di sviluppo economico e industriale», è il commento di Enzo Ghigo, coordinatore piemontese del Pdl. Secondo Giorgio Airaudo, responsabile auto della Fiom, «già dodici anni fa i predecessori di Marchionne dicevano che, grazie alla globalizzazione, gli stabilimenti italiani erano pagati dai profitti brasiliani». «Marchionne deve evitare di continuare a umiliare i lavoratori e il sindacato», afferma Rocco Palombella, segretario generale della Uilm.
Tratto dal Corriere della Sera on line
24 ottobre 2010(ultima modifica: 25 ottobre 2010).
domenica 24 ottobre 2010
Tempi moderni: avere un figlio?...e che ce vò!!!!!.....mmhaaa mi tasto se ci sò...
IL CASO
«Do il mio seme per coppie lesbiche»
Due donne senesi accettano l'offerta
L'uomo, un disabile di Cortona, ha aperto un sito web
IL CASO
«Do il mio seme per coppie lesbiche»
Due donne senesi accettano l'offerta
L'uomo, un disabile di Cortona, ha aperto un sito web
È disabile, ha 35 anni e ha offerto il proprio seme «a tutte le coppie lesbiche che non possono andare all'estero per avere figli». Due donne senesi hanno raccolto l'invito e ora stanno tentando di avere un figlio. «Non attraverso la procreazione medicalmente assistita - afferma il quotidiano la Nazione che pubblica la notizia - ma semplicemente, secondo natura». È la storia di Gabriele Viti, di Cortona, dove è stato assessore alla cultura, e di Valeria e Diana, secondo i nomi di fantasia che hanno scelto, raccontata proprio dalle due donne nella serata di ieri alla trasmissione «Oltre le differenze» dell'emittente locale Antenna Radio Esse. L'uomo aveva aperto quattro mesi fa il sito www.vogliamoavereunfiglio.org dichiarando di voler offrire il suo seme. «Ho pensato - si legge nella sua pagina web - di poter offrire un'idea a tutte le coppie lesbo che non possono o non vogliono andare all'estero».
L'ADESIONE - «Quando abbiamo letto dell'appello di Gabriele non ci abbiamo pensato un attimo, gli abbiamo scritto una mail e per fortuna ci ha risposto», dicono nell'intervista alla Nazione le due donne, che stanno insieme da tre anni ma sono impossibilitate per motivi economici a ricorrere alla fecondazione eterologa all'estero. Gabriele Viti è un ragazzo disabile: soffre di una spasticità causata da asfissia neonatale. «Nessun pregiudizio - proseguono le donne -, non abbiamo pensato alla disabilità di Gabriele come un handicap o un fattore di rischio per il figlio che speriamo arrivi. Sappiamo che Gabriele è sano e per noi non è diverso dagli altri». E sulla presenza del padre biologico nella vita del nascituro hanno aggiunto: «Ne abbiamo parlato diverse volte. È una soluzione che valuteremo quando poi sarà il momento». (fonte Ansa)
Tratto dal Corriere della Sera on line del 24 Ottobre 2010.
venerdì 22 ottobre 2010
Outing di Ornella Vanoni:mah...niente di nuovo...uso e consumo "normale" fra la gente....
Il caso
«Lo spinello? Fa dormire meglio»
Ornella Vanoni alla radio: una confessione che farà discutere
MILANO - A sentir lei bisognerebbe lasciar stare la camomilla. Lasciar stare il fastidio di mettere su l'acqua, aspettare che bolla e cercar la bustina. Meglio uno spinello (a sentir lei). Sempre di erba si tratta, anche quella si conserva in una bustina. Lo spinello (o canna, joint, tromba, cannone che dir si voglia, a seconda di età e stato sociale) è il rimedio di Ornella Vanoni - 76 anni ben portati - alle notti insonni.
Ieri, intervistata dalla trasmissione di Radiodue «Un giorno da pecora», la cantante ha fatto un coming out che farà discutere: «Qualche canna me la sono fatta in passato», tuttavia uno spinello saltuario può anche andar bene - ha detto - «ma solo per dormire, non certo per vivere». Peccato non saperne di più. Si servirà da un fornitore in zona Brera, dove vive? Se le «rolla» lei? Fuma hashish (afghano, libanese, indiano?) o marijuana? Da sola o in compagnia? Magari con Patty Pravo (62 anni appena) che l'anno scorso aveva anticipato Ornella: «Una cannetta ogni tanto, perché no? Aiuta a fare dormite più lunghe». Bisogna rassegnarsi: la terza età non esiste più, i nonni sono eterni ragazzini che si imbottiscono di Cialis e Viagra, le nonne fumano canne e non raccontano più fiabe. Del resto la «categoria» non si limita più a rocker o attori, ci sono anche quelli, come il senatore a vita Emilio Colombo che nel 2003 dichiarò di fare uso personale di cocaina «per ragioni terapeutiche». Ma in tempi recenti se ne è scusato.
Tratto da il Corriere on line
Renato Franco
22 ottobre 2010
martedì 19 ottobre 2010
I "signori" del calcio: ALEX DEL PIERO.....altro che calciopoli...
Ibrahimovic convocato martedì 26
Processo calciopoli: depone Del Piero «Scudetti vinti con merito, come tutti»
«L'arbitro De Santis? Sono stato espulso solo due volte in carriera, una volta da lui»
NAPOLI - Fresco dei 178 realizzati in serie A con la maglia bianconera, record uguagliato, Alessandro Del Piero ha deposto come testimone a Napoli al processo di calciopoli. «Da quel che mi risulta e dalla mia esperienza, tutte le squadre che hanno vinto qualcosa, anche lo scudetto, lo hanno fatto con merito. La Juve come le altre», ha detto il capitano della Juventus rispondendo all'avvocato dell'ex arbitro, Massimo De Santis. Del Piero ha rivendicato indirettamente i due scudetti tolti al club bianconero rispondendo così alla domanda su quanti trofei avesse vinto in carriera: «Io ne conto 17, altri dicono 15». Tra le tante domande anche una sui rapporti con l'ex arbitro De Santis. Pinturicchio ha ricordato di essere stato da lui espulso contro l'Udinese e lo scontro tra Cordoba e Ibrahimovic in Juve-Inter che costò la squalifica dell'attaccante svedese in seguito alla prova televisiva e che comportò l'assenza di Ibra in occasione della partita decisiva per l'assegnazione dello scudetto contro il Milan.
IBRA MARTEDÌ PROSSIMO - Mmartedì 26 ottobre a chiudere la propria lista di testimoni, il legale dell'ex arbitro De Santis ha convocato l'attaccante del Milan, Zlatan Ibrahimovic, e l'arbitro Gianluca Banti.
Tratto dal Corriere della sera on line del 19 ottobre 2010
lunedì 18 ottobre 2010
I minatori intrappolati: invece del Cile in Italia???...sarebbe andata più o meno così....
>Se fosse successo in una miniera italiana, le cose sarebbero andate così:
1° gio...rno: tutti uniti per salvare i minatori, diretta tv 24h, Bertolaso sul posto.
2° giorno: da Bruno Vespa plastico della miniera, con barbara palombelli, belen e Lele Mora.
3° giorno: prime... difficoltà, ricerca dei colpevoli e delle responsabilità: BERLUSCONI: colpa dei comunisti; DI PIETRO: colpa del conflitto d'interessi; BERSANI: ... ma cosa ... è successo?? BOSSI: sono tutti terroni, lasciateli la'; CAPEZZONE: non è una tragedia è una grande opportunità ed è merito di questo governo e di questo premier; FINI: mio cognato non c'entra.
4° giorno: TOTTI: dedicherò un gol a tutti i minatori.
5° giorno IL PAPA: faciamo prekiera a i minatori ke in qvesti ciorni zono vicini al tiavolo!!
6° giorno: cala l'audience, una finestra in Chi l'ha visto e da Barbara d'urso che intervista i figli dei minatori: "dimmi, ti manca papà?'"
dal 7° all 30esimo giorno falliscono tutti i tentativi di Bertolaso, che viene nominato così capo mondiale della protezione civile. Dopo un mese, i minatori escono per fatti loro dalla miniera, scavando con le mani.
Un anno dopo, i 33 minatori, già licenziati, vengono incriminati per danneggiamento del sito minerario. Ma è successo in Cile.... ci siamo salvati!!!
Tratto da Facebook.
giovedì 14 ottobre 2010
I telecronisti di Italia - Serbia: quasi peggio degli ultrà.....e NOI paghiamo pure il canone!
A fil di rete
Se i commentatori perdono la testa
La telecronaca di Italia-Serbia: Collovati e Dossena hanno alzato i toni e perso la trebisonda
Una modesta proposta: vorrei invitare il ministro degli Interni, il capo della Polizia e il generale dei Carabinieri a fare un pensierino su Beppe Dossena e Fulvio Collovati come esperti di guerriglia urbana. Fatte le debite proporzioni, esecrata la follia dei teppisti serbi (senza dimenticare di ringraziare la polizia serba per aver loro permesso di passare la frontiera), constatato che fra giocatori e allenatori serbi che si esibiscono in Italia il mito della Tigre Arkan non passa, la mancata telecronaca di Italia-Serbia s'inscrive a pieno titolo nella serata storta di Genova. Ai microfoni c'erano Marco Mazzocchi (il capo spedizione), Bruno Gentili (il telecronista) e i nostri due ex calciatori, pronti a intervenire con le maniere forti. A un certo punto Collovati ha suggerito di rinchiudere in curva i serbi per tre giorni (immaginiamo senza cibo e acqua), magari trasformando Marassi nell'Estadio Nacional di Pinochet o nella Guantanamo della Lanterna. E, per non essere da meno, Dossena ha suonato la carica: «Colpiamoli!».
Certo, non era facile descrivere e commentare quelle immagini, ma il quadrumvirato ha facilmente perso la trebisonda e, in una sorta di coesione ideologica, ha cominciato ad alzare i toni. Quando Stankovic e altri giocatori sono andati davanti agli ultrà e hanno applaudito e fatto il segno delle tre dita, i quattro hanno cominciato a lasciarsi andare alla libera interpretazione: applaudono in senso ironico, no, applaudono per solidarietà, no, applaudono per calmarli, no, è il 3 a 0 a tavolino. Era sufficiente che Mazzocchi, che aveva davanti un computer, consultasse Wikipedia per evitarsi figuracce e capire la gravità del gesto degli ultranazionalisti cetnici. Ma in quel momento bisognava fare altro: per esempio pilotare il povero bordocampista Aurelio Capaldi: «Avvicinati a...», «Guarda c'è Valentini...», «Cerca di...». Per fortuna, ristabilito l'ordine, Gentili ha potuto chiamare la pubblicità. Così sia.
Tratto dal Corriere della sera on line
Aldo Grasso
14 ottobre 2010
mercoledì 13 ottobre 2010
Un segreto detto ad una donna?...spifferato "se va bene" entro 34 ore.....
RICERCA INGLESE SU 4000 donne
Il segreto, quando è femmina,
non dura più di 34 ore
Gli argomenti prediletti: cuore e lavoro. Si «spiffera»
alla scrivania, in cucina, nei pub. E al caffè
RICERCA INGLESE SU 4000 donne
Il segreto, quando è femmina,
non dura più di 34 ore
Gli argomenti prediletti: cuore e lavoro. Si «spiffera»
alla scrivania, in cucina, nei pub. E al caffè
MILANO - Il segreto non è donna. Nel senso che raccontare qualcosa ad una esponente di sesso femminile significa vederselo spifferato ad un’altra persona nel giro di 34 ore al massimo. Sempre che non becchiate quell’una su dieci che ammette di non riuscire a tenere la bocca chiusa per più di 45 minuti. E poco importa quanto fidata sia la vostra confidente. Lo ha dimostrato il sondaggio commissionato dalla catena inglese Esquires Coffee Houses su 4mila donne: anche l’amica del cuore, a cui magari avete fatto giurare di mantenere il vostro segreto a tutti i costi, regge appena poche ore. Poi scatta la voglia di condividere la confidenza.
FEDELTÀ - E tanti saluti alla fedeltà amicale, visto che i risultati della ricerca hanno evidenziato che di tre segreti di cui veniamo messi a conoscenza da una persona a noi vicina in una settimana, almeno uno lo dividiamo con altri. Non a caso, il 12% delle intervistate ha ammesso di aver litigato con un amico per aver tradito la sua fiducia, anche se il 50% considera tale gesto (ovvero, spifferare un segreto) accettabile nel caso in cui coinvolga il partner. Quanto agli argomenti preferiti per il pettegolezzo, il lavoro resta al primo posto, seguito immediatamente dai problemi di cuore, mentre i luoghi deputati a tradire le confidenze - almeno stando a quanto spiegato al Daily Express dal direttore della catena, Peter Kirton – sono «le scrivanie, le cucine, i pub e le coffee houses».
AFFIDABILE - Di certo, rispetto ad un anno fa, le donne hanno nettamente abbassato la soglia del silenzio, visto che un analogo sondaggio, commissionato questa volta dalla catena Wines of Chile, su 3mila donne fra i 18 e i 65 anni, aveva messo in evidenza come la resistenza massima ad un segreto rivelato fosse di 47 ore, sebbene l’83% del campione si ritenesse “completamente affidabile”. E se quattro donzelle su dieci avevano ammesso di non riuscire assolutamente a tenere per sé una confidenza, soprattutto se imbarazzante, il 60% giustificava il tradimento sostenendo di rivelarlo solo a qualcuno non direttamente coinvolto, con mariti, fidanzati e madri scelti come interlocutori estranei preferiti, mentre gli argomenti più gettonati erano soldi, sesso e shopping.
Tratto da Il Corriere della sera.it del 13 Ottobre 2010.
martedì 12 ottobre 2010
Il Codice Fiscale: sembra "solo " un numero....ma invece dietro cè molto di più....
Con il codice fiscale Serpico «setaccia» tutti i contribuenti italiani
Dopo tante "chiacchiere e distintivo", direbbe qualcuno – citando però un altro film – eccoci qui, al cospetto di «Serpico». Una schermata sobria declinante nel turchese, come le pareti di certe sale d'attesa di pediatria. Una griglia di opzioni quasi anonima, non dissimile dalle decine nelle quali stando incollati al pc capita d'imbattersi, per l'assicurazione o la prenotazione d'un volo. Dietro questa home page, tuttavia, si cela ben altro. Basta digitare il codice fiscale – o la partita Iva – e per magia si spalancano innumerevoli finestre dietro le quali si ramificano le ricchezze (o le miserie) di oltre 40 milioni di italiani.
Patrimoni, spese e guadagni potranno essere tracciati in tempo reale con il nuovo «Servizio per le informazioni sul contribuente» in dotazione agli 007 delle Entrate e della Guardia di Finanza. Un Servizio che nella rinnovata veste 2.0 avrà una profilatura a prova di privacy per impedire le intromissioni (frutto di curiosità o malafede) che si sono riscontrate in passato.
Un telescopio informatico.
L'infrastruttura del sistema tributario e l'integrazione delle banche dati implementate in questi anni da tutte le pubbliche amministrazioni hanno raggiunto ormai una velocità e un livello di definizione paragonabile a quello dei mega-telescopi per le osservazioni astronomiche (come «Il Sole 24 Ore» ha raccontato la scorsa estate con l'inchiesta su «Il grande occhio»). La capacità di proiettare lo sguardo dentro le "tasche" dei contribuenti è così raffinata che il Governo ritiene nel 2011 di poter recuperare imponibile – tra contrasto all'evasione e tax compliance – per 20 miliardi di euro (il doppio della cifra record di 10 miliardi che l'Agenzia guidata da Attilio Befera stima di scovare quest'anno, tanto per intendersi).
La molteplicità dei dati in possesso del Fisco cresce di giorno in giorno alimentata dall'afflusso di autostrade telematiche che riversano nei server gestiti da Sogei informazioni sempre più precise. Agenzie fiscali (Entrate, Demanio, Territorio, Dogane), enti previdenziali e assistenziali (Inps, Inpdap e Inail), ministeri, comuni, province, regioni: tutti partecipano alla corsa all'oro anti-evasione. Gli annunci di protocolli per la condivisione degli archivi e i controlli incrociati sono all'ordine del giorno.
Niente da nascondere?
Gli interrogatori degli 007 del Fisco, tecnologici e integerrimi "Al Pacino" chiamati a scrutare bilanci familiari e di società, si svolge in tranquille sale nelle cui non si ascoltano urla o reticenti confessioni, ma solo il rotolio dell'hardware. «Codice fiscale o partita Iva?». Codice fiscale: BLLMRC....
Tutta la vita in un click. Sulla sinistra del megascreen sono allineate le dichiarazioni dei redditi degli ultimi cinque anni. Un link dà conto di eventuali pendenze con l'amministrazione finanziaria, verifiche in corso, cartelle, accertamenti. Per fortuna ora è vuoto. Redditi percepiti, scontrini farmaceutici portati in detrazione, gli interessi del mutuo, i costi del condizionatore. C'è tutto, niente da dire.
Altra finestra. Beni posseduti. Da qui, si possono visionare i perimetri catastali di case, appartamenti e terreni. Poi si passa ai dati relativi ai beni mobili (automobili non obbligatoriamente di lusso, moto, barche, aeroplani). Il patrimonio può essere scandagliato minuziosamente, volendo.
Capitolo spese. Da una finestra blu ci si affaccia sulle utenze. Ecco, quanto si spende in un anno per elettricità, gas, telefono e acqua. Da questa pagina, invece, emergono iscrizioni a circoli ippici, nautici e club esclusivi. Ma anche i viaggi in luoghi più o meno esotici. Interagendo con altri database si possono scaricare poi le notizie sui contributi pagati per la colf, sui modelli Isee presentati per mandare il figlio all'asilo o all'università. E attraverso un altro canale, le Entrate (e le Fiamme Gialle a patto che vi sia un'indagine penale) possono accedere ai conti correnti e all'anagrafe dei rapporti finanziari. Singole operazioni e saldi, è possibile passare tutto al setaccio. E con il nuovo redditometro la vigilanza sarà ancora più efficiente (si veda l'articolo a fianco).
E se fossi una partita Iva?
Per le aziende la pressione di Serpico è ancora più accentuata. Al bouquet di informazioni già disponibili – per esempio il vecchio elenco clienti e fornitori – si aggiungeranno altri tipi di monitoraggio, come la comunicazione telematica delle operazioni Iva superiori a tremila euro e quello di segnalazione dei rapporti con soggetti residenti in black list. Roba da non dormirci la notte, per chi sgarra.
Tratto da ilSole24ore del 12 Ottobre 2010.
martedì 28 settembre 2010
Mica mi volete dire che.....è qui ( MAREMMA) la festa??????
Allarme per “trivella selvaggia” Sondaggi e perforazioni: boom di richieste per il territorio grossetano
GROSSETO. Ovunque trivelle in cerca di acqua calda, petrolio, oro, gas, addirittura antimonio. La Maremma ormai è assediata per terra e per mare. Nei mesi scorsi l’allarme era stato lanciato da La Repubblica e da siti ambientalisti come Greenreport, ora la conferma arriva direttamente dalle pagine web della Regione Toscana.
Sono decine, infatti i progetti di questo tipo sottoposti a procedura di verifica di assoggettabilità. Permessi di ricerca (per lo più di compagnie straniere, quotate in borsa, con società satellite in Italia) che sfuggono alla valutazione di impatto ambientale e si traducono in “schede e documentazione”. Toccano tre quarti della provincia di Grosseto, dalla costa all’Amiata, dalle colline del Fiora a quelle Metallifere. A volte gli stessi territori sono nel mirino anche di tre diverse società.
Vediamole alcune di queste schede: c’è il permesso di ricerca per risorse geotermiche Poggio Montone, nei Comuni Santa Fiora, Castell’Azzara, Piancastagnaio. Proponente: Sorgenia Geothermal srl. Poi quello denominato Monte Santa Croce (sempre geotermico), nei comuni di Monterotondo, Massa Marittima, Montieri e Radicondoli. Stesso proponente del precedente. Il progetto Monte Labbro, nei comuni di di Arcidosso, Cinigiano, Roccalbegna, Santa Fiora, Castel del Piano e Campagnatico, è stato presentato invece dalla Geoenergy srl. Anche in questo caso si cerca l’acqua calda. Parliamo a parte del permesso per la ricerca di idrocarburi denominato Casoni, nel Comune di Grosseto. Esplorazioni geotermiche, stavolta della Magma Energy Italia, anche nei Comuni di Grosseto, Massa Marittima, Roccastrada. Gavorrano, Civitella Paganico. Il progetto si chiama Roccastrada. La Geoenergy ha chiesto di poter sondare il comprensorio del tufo (Sorano, Semproniano, Manciano e Pitigliano) con il permesso chiamato Pitigliano.
Ma queste sono solo le ultime richieste giunte sul tavolo della Regione. Nel recente passato hanno già portato a casa il risultato un’altra dozzina di società: la Gesto Italia srl per esempio può cercare l’acqua calda nei comuni di Cinigiano, Campagnatico, Civitella Paganico, Arcidosso e Scansano. La Magma Energy presenterà il 1º ottobre, a palazzo Aldobrandeschi, il suo progetto di ricerca di risorse geotermiche, già sottoposto al procedimento di verifica di assoggettabilità, chiamato Boccheggiano. Insiste sui territori di Massa Marittima, Roccastrada, Montieri, Gavorrano, Chiusino e Monticiano. E Boccheggiano è anche il nome del permesso di ricerca di risorse geotermiche di Enel Green Power che interessa più o meno gli stessi territori. Il comprensorio di Monterotondo Marittimo è appetito anche dalla Cosvig srl (progetto Acquaferrata) che intende spingersi soprattutto sul versante livornese-pisano: Castagneto Carducci, Sassetta, Suvereto, Pomarance.
È stato battezzato Alto Farma, invece, il progetto presentato dalla Gesto Italia.
Ricade nei comuni di Montieri, Roccastrada, Chiusdino e Monticiano. Come da prassi ha già ottenuto il via libera da Firenze nonostante il territorio interessato sia per buona parte una riserva naturale. Anche qui l’obiettivo è lo sfruttamente geotermico. Stesso prerogativa per la scheda Catabbio, nei comuni di Castell’Azzara, Manciano, Semproniano e Sorano. Il proponente stavolta è Enel Green Power. Nei prossimi mesi basterà spostarsi di pochi km per incontrare geologi e tecnici del progetto Triana: comuni di Roccalbegna, Santa Fiora, Semproniano e Castell’Azzara. Ma non è finita. In questo lunghissimo elenco di richieste finalizzate alla ricerca di fonti energetiche troviamo una toponomastica familiare per chi conosce unn po’ la Maremma: dal progetto Montebamboli di Enel Green Power (Colline Metallifere) al Baccinello, passando per Murci, che si estende dall’Amiata a Magliano in Toscana toccando ben 11 comuni dell’entroterra.
La posizione della Regione in questa delicata materia è sempre stata chiara, seppure non condivisa, in certi casi, dai livelli locali. «Abbiamo solo concesso alcuni permessi che, secondo gli uffici tecnici e legali, non potevamo negare - ha sempre ripetuto l’assessore Anna Rita Bramerini - certe indagini sono a basso impatto ambientale, attività di ricerca propedeutiche a coltivazioni vere e proprie». Su questa insolita corsa ad accumulare permessi di ricerca (a volte in luoghi davvero impossibili) restano comunque molti aspetti da chiarire. Se tutte le esplorazioni autorizzate in questa fase dessero risultati positivi, come si comporterà la Regione? Come cambia il territorio? Perché, al di là delle norme, nessuno sente il bisogno di valutare il cumulo dei progetti?
Tratto dal Il Tirreno on line del 28 Settembre 2010.
sabato 25 settembre 2010
Orto in Condotta, Corporate Gardens...ossia...ritorno alle origini???
EDUCAZIONE ALLA NATURA
«Orto in condotta», l'iniziativa
per educare agli alimenti sani
Il Comune insieme a "Slow food" propone spazi verdi coltivati a ortaggi nelle scuole, centri anziani e ospedali.
ROMA - Il Comune di Roma e Slow Food insieme per portare la buona alimentazione sulle tavole dei giovani alunni della capitale. A questo mira l’ambizioso progetto ’Orto in condotta’ presentato giovedì in Campidoglio alla presenza del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e del presidente internazionale di Slow Food, Carlo Petrini. Il protocollo si pone come obiettivo quello di realizzare nelle scuole primarie e dell’infanzia un piccolo orto in cui gli studenti possano imparare il valore dei prodotti regionali ed avvicinarsi così ad un’alimentazione sana ed equilibrata. Questo attraverso la collaborazione degli esperti di Slow Food che cercheranno di coinvolgere anche le famiglie dei ’giovani agricoltori’. Un piano che nella mente del sindaco Alemanno non si ferma qui: il primo cittadino ha infatti annunciato l’intenzione di estendere l’iniziativa anche ad altre realtà comunali come centri anziani, ospedali e lo stesso Campidoglio, dove prossimamente sorgerà uno spazio verde coltivato ad ortaggi.
«PUNTIAMO SULLA QUALITA'» - «C'è un aspetto educativo, di esperienza che i ragazzi poi portano nelle famiglie e nella loro vita. Questa progettualità si deve estendere ad altre realtà e portarla nei centri anziani, nelle strutture sanitarie e di assistenza», lo ha detto il sindaco di Roma Capitale Gianni Alemanno a margine della sottoscrizione del protocollo tra il Comune e la condotta slow food di Roma per la realizzazione del progetto 'Orto in condotta'. «Anche il Campidoglio avrà il suo orto come coronamento, come simbolo evidente di questo tipo di strategia. Si tratta di immaginare uno sviluppo urbano diverso», ha aggiunto Alemanno. «Questo tipo di mentalità è la migliore risposta alla situazione di crisi che stiamo vivendo che non si risolve con nuovi modelli industriali che vanno a ripetere cicli economici già visti ma puntando sulla qualità. Roma lo vuole essere in maniera particolare. Noi siamo per molti versi -ha concluso Alemanno - la capitale dell'alimentazione a livello internazionale e siamo una città che ha delle tradizioni gastronomiche incredibili».
Alessandro Profumo: NUMERI UNO si nasce...non ci si diventa!
In Maremma il “dono” del super-banchiere
E’ alla casa di accoglienza per donne in difficoltà della fondazione Sasso di Maremma che Alessandro Profumo, il super-banchiere silurato da Unicredit, ha donato due milioni della sua liquidazione. Una struttura fondata da un prete di strada, il milanese don Virginio Colmegna.
CINIGIANO. «Le volte che viene a trovarci Profumo si sente come tra amici. Ricordo che una volta si commosse perché don Colmegna gli dette la parola. Era un momento difficile per lui sul piano professionale e il calore della nostra comunità lo fece quasi piangere», racconta Francesca Bianchi, 38 anni, responsabile pedagogica dei progetti della fondazione Sasso di Maremma, che nel cuore dell'Amiata, a Cinigiano, ha una casa di accoglienza per donne in difficoltà. Qualche anno fa don Virginio Colmegna, milanese, grazie all'amico don Enzo Capitani, prete grossetano, ha fondato la fondazione Sasso di Maremma, alla quale Profumo ha deciso di destinare due milioni della sua liquidazione.
L'Amiata è terra di eretici. Qui visse David Lazzaretti, definito il Cristo dell'Amiata (era di Arcidosso) e anche padre Ernesto Balducci è figlio di minatori di Santa Fiora. E, vicino a Grosseto, c'è la Nomadelfia di don Zeno Saltini. Da qualche anno è approdato da queste parti, a Cinigiano, anche un'altra figura di prete di strada: don Virginio, amico del cardinale Carlo Maria Martini.
La presenza di Profumo. L'ex ad di Unicredit era presente quando, il 27 giugno del 2009, è stata inaugurata la Casa di Pille, un edificio ristrutturato grazie al sostegno di Fondazione Vodafone Italia e Fondazione Mps di Siena, che è la sede delle attività di carattere sociale e culturale della Fondazione.
Donne e bambini. Le attività sociali si svolgono in due appartamenti, dove sono ospitate donne e mamme con bambini in stato di disagio economico e sociale, segnalate dai servizi di Asl e Comuni. Attualmente la casa è abitata da 6 donne e 2 bambini di 18 mesi e 4 anni. Nel corso dell'ultimo anno sono state ospitato 15 persone. Si tratta di donne prevalentemente italiane con storie di profonde ferite dentro. C'è chi ha subito maltrattamenti fisici in famiglia. Chi abusi sessuali. E ci sono anche due ragazze straniere sottratte alla tratta della prostituzione. «Lo stile dell'accoglienza prevede di sviluppare e sostenere la costruzione di reti sociali esterne di supporto, attraverso il coinvolgimento di famiglie di appoggio e di gruppi volontari di riferimento. Ogni accoglienza prevede la definizione di un progetto individualizzato di 2-4 mesi», spiega Francesca Bianchi, che è coadiuvata da due educatrici e uno psicologo, nonché a turno da un gruppo di volontari.
La storia di Laura. La prima ospite è stata Laura, una ragazza abbandonata, i genitori le sono morti da piccola, è stata sballottata di qua e di là e poi affidata ad una sorellastra, il cui marito l'ha violentata. «Quando è venuta da noi l'abbiamo aiutata intanto a prendere il diploma e a darsi regole che non aveva. Ad esempio le abbiamo insegnato a rispettare il suo corpo, che lei - come in genere le persone che hanno subito violenze sessuali - concedeva con troppa facilità. Infine l'abbiamo aiutata a fare esperienze di lavoro. Oggi ha 26 anni, vive da sola, ha un fidanzato e lavora regolarmente. Continua a rimanere in contatto con noi», racconta Francesca.
Da Prodi a Bianchi. La fondazione organizza anche una attività culturale attraverso seminari legati al tema dell'etica. L'etica della cura, della politica e della finanza. Sono seminari ristretti, ad invito, al quale hanno partecipato personaggi come Romano Prodi, Luigi Bianchi, Massimo Toschi, oltre a Profumo. Il prossimo è a fine ottobre, dedicato alla finanza e all'economia sostenibile.
Progetto giovani. Ai giovani è poi dedicato il percorso pedagogico chiamato le «Barbiane nel mondo». Il progetto è rivolto a giovani tra i diciotto e i 35 anni, di tutta Italia, con una passione per il sociale. «Le finalità? Offrire ai giovani l'opportunità di utilizzare al meglio l'apparecchio fotografico, prima e la videocamera poi, al fine di migliorare le proprie capacità tecniche, visive, compositive e critiche», spiega la Bianchi. Infine la fondazione gestisce anche un podere di 40 ettari, dove si producono vino e olio. «Se facciamo pari è grassa...».
Tratto dal Tirreno on line del
24 Settembre 2010
mercoledì 22 settembre 2010
Fare la Mamma e la Carriera?...Si può fare, BRAVA LICIA!
domenica 19 settembre 2010
Nanotecnologie in medicina: SPERIAMO presto, anzi prestissimo....
Nanotecnologie Per utilizzare le nuove terapie anti-cancro servono speciali «veicoli»
Una piccolissima mezza-noce
trasporterà i farmaci
Le medicine in futuro saranno veicolate nell'organismo da speciali navicelle che le porteranno a destinazione
MILANO - Dimenticatevi "Viaggio allucinante" e la navicella di chirurghi miniaturizzati che percorrono le arterie di un paziente fino al suo cervello, per operarlo, come aveva immaginato il regista Richard Fleischer nel 1966. Dimenticatevi anche le "naniti", le macchine auto-replicanti del mondo fantastico di Star Trek. E dimenticatevi persino le invenzioni romanzesche di Michael Crichton in "Preda" e i suoi sciami di nanorobot che minacciano il futuro del mondo. Non c'è niente di fantascientifico nelle nanotecnologie: sono già tra noi e pochi se ne sono accorti. Guardatevi attorno: telefonini, computer, apparecchi elettronici (per non parlare di cosmetici, tessuti, vernici…) funzionano grazie alle nanotecnologie, grazie, cioè, a materiali le cui dimensioni sono inferiori a un milionesimo di millimetro. È la tecnologia dei chip. Pensate adesso alla medicina: i liposomi, piccole strutture in grado di trasportare farmaci nell'organismo, esistono già da alcuni anni. La nanomedicina, però, è rimasta un passo indietro rispetto all’elettronica: quando si parla di malati e malattie occorre andare con i piedi di piombo e rispettare, nella ricerca, regole molto severe. Ma le attese sono enormi, soprattutto quando si parla di cura del cancro. La situazione, oggi, è quella del "Re nudo" e Mauro Ferrari, una star mondiale del settore nanotech, lo dice chiaro e tondo: «La realtà è che abbiamo farmaci molto potenti, ma la quantità necessaria per uccidere il tumore, alla fine, ci fa perdere anche il paziente. Il problema è far arrivare il farmaco al posto giusto e la soluzione sta nell'ingegneria e nella fisica: per questo non possiamo fare a meno della nanomedicina. Non dimentichiamoci che stiamo ancora usando, per combattere il cancro, farmaci derivati dal gas-mostarda utilizzato nella Prima Guerra Mondiale per uccidere le persone».
NON SOLO PICCOLISSIMI - Ferrari che è appena stato nominato Presidente e Ceo (Amministratore Delegato) del Methodist Hospital Research Institute a Houston e dirige il Department of Nanotechnology and Biomedical Engineering alla University of Texas Science Center, spiega così il significato delle nanotecnologie: «Non è soltanto una questione di dimensioni: la nanotecnologia fa riferimento a qualcosa, un dispositivo per esempio, che proprio in quanto così "piccolo" assume nuove proprietà». Nel nano-mondo non ci sono più confini fra chimica, fisica, ingegneria, matematica e biologia: la nanotecnologia è multidisciplinare. Per questo è molto difficile costruire nano-dispositivi ed è ancora più difficile sperimentarli. «Le proprietà emergenti — continua Ferrari — che la materia assume a dimensioni nanometriche vanno previste con carta e penna, con equazioni matematiche e leggi fisiche. Non farlo, sarebbe come costruire un aereo e verificare poi se riesce a volare». La progettazione matematica è la chiave della ricerca, secondo il "modello" Ferrari, e con questo criterio lo scienziato e il suo gruppo di lavoro hanno costruito sistemi di somministrazione dei farmaci di nuovissima generazione. «La forma peggiore per il trasporto di molecole è la sfera. E anche il classico sistema formato da una particella ellissoidale, contenente il farmaco e capace di riconoscere gli antigeni del tumore grazie ad anticorpi, sistemati sulla sua superficie — dice Ferrari — non funziona. Le particelle sono troppo grosse e pesanti e non riescono a raggiungere l'obiettivo». A tavolino, i ricercatori di Houston hanno trovato un veicolo migliore, con una forma a semi-noce di cocco e con un modulo "a più stadi" come quello usato dalla Nasa per le missioni spaziali. «L'idea — spiega Ferrari — è quella di costruire una particella che trasporti al suo interno molecole diverse (è il nano nel micro) con compiti ben precisi: il codice del loro funzionamento è scritto nella chimica e nella fisica di questi sistemi e l'obiettivo è fare arrivare il farmaco giusto nel posto giusto». In altre parole, le semi-noci di cocco sono costruite in modo tale da viaggiare con facilità nel circolo sanguigno, superare le barriere che possono incontrare sul loro percorso per arrivare al tumore (per esempio la parete dei vasi sanguigni), legarsi alle membrane cellulari, entrare nelle cellule tumorali e liberare sostanze con effetti terapeutici in una catena di eventi il cui obiettivo finale (nel caso della terapia anti-cancro) è la morte della cellula tumorale.
COME ANDARE SULLA LUNA - Questi sistemi sono, dunque, paragonabili alle navicelle spaziali per le missioni sulla Luna, come l’Apollo, che erano composte da più moduli: quello di comando, quello di servizio, e quello lunare, ognuno con funzioni diverse. «Ma andare sulla Luna — commenta Ferrari — è più facile che arrivare al cuore delle cellule tumorali» Ferrari ha firmato un articolo appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, in cui descrive la possibilità di far arrivare all’interno della cellula tumorale particelle contenenti molecole, chiamate siRna, in quantità sufficiente per avere un effetto terapeutico. La sigla siRna sta per small interfering Rna o silencing Rna (Rna silenziatore): si tratta di molecole di Rna (acido ribonucleico) che interferiscono con l’espressione dei geni e, quindi, con la produzione di proteine (la scoperta del fenomeno dell’interferenza dell’Rna è stato premiato con il Nobel per la medicina del 2006, assegnato a Andrew Z.Fire e Craig C. Mello). Potenzialmente i siRna offrono prospettive eccezionali nella cura dei tumori proprio perché possono interferire con tutte le proteine patologiche prodotte da geni alterati. In un esperimento, condotto su un paziente con melanoma alcuni ricercatori americani sono riusciti a dimostrare, per la prima volta, che specifici siRna, trasportati da nanovettori, raggiungono il tumore e sono in grado di sopprimere l’attività di geni specifici. «Il più importante problema che resta da risolvere — spiega Ferrari — è però proprio il trasporto di queste molecole di Rna fino al tumore in quantità sufficienti perché siano efficaci, evitando la loro distruzione. Le nostre nanoparticelle multifunzionali possono rappresentare una soluzione». E la sicurezza delle semi-noci di cocco? «Non ci sono problemi, — conclude Ferrari — si degradano facilmente e non hanno effetti dannosi sull’organismo».
Tratto da Il Corriere della Sera on line
Adriana Bazzi
abazzi@corriere.it
19 settembre 2010.
venerdì 17 settembre 2010
Abigail Barwuah: la "SUPER SORELLA"...di Mario Balotelli...
Ospite ieri sera del Chiambretti Night...ha parlato anche di suo fratello naturale Mario Balotelli...
“Mario è una persona per bene, si fida delle persone, forse un pò troppo.
Quando si sceglie una ragazza, bisogna sceglierne una semplice, non quelle che cercano di farsi pubblicità”: così ha commentato la sorella naturale di Mario Balotelli, Abigail Barwuah, per la prima volta ospite di un programma televisivo, il “Chiambretti Night” di ieri sera che è tra l’altro volato al 18.25% di share, aggiudicandosi la fascia oraria.
Nel corso del programma, Abigail ha definito il fratello un “giocherellone” per poi affermare che a suo dire “fa vedere che è un duro ma è fragile”. “Gli faccio gli scherzi – ha svelato la sorella di Super-Mario, abitante nei dintorni di Brescia – gli dico che nel 2012 il mondo finirà e lui si mette a urlare…!”.
Spazio anche al trasferimento di Balotelli al Manchester City (“era stanco della pressione, si è esagerato su di lui, lui voleva andare in Inghilterra”), al suo carattere finito spesso sotto accusa (“la famiglia non c’entra nulla”), per poi rivelare l’identikit della “donna giusta” per Balotelli, in vista di un eventuale matrimonio: “è una bella ragazza, non è italiana, non è del mondo dello spettacolo, non è una sconosciuta, la stimo, la conosco già. E anche lui”.
Tratto dal Corriere della sera on line del 17 Settembre 2010.
martedì 14 settembre 2010
Tennis: The number ONE is.....
Ha battuto in finale il serbo Djokovic. Che gli rende onore: «E' lui il migliore»
Nadal vince gli Us Open, è Grande Slam
Il tennista spagnolo entra nella storia: è il più giovane ad aver centrato il poker dei tornei più prestigiosi del mondo
MILANO - Rafael Nadal ha vinto gli Us Open di tennis battendo in finale il serbo Novak Djokovic con il punteggio di9 6-5, 5-7, 6-4, 6-2 e con questo successo entra nella storia del tennis: oltre ad avere centrato l'obiettivo del Grande Slam, ovvero la conquista dei quattro principali tornei del mondo (Australia Open, Rolland Garros, Wimbledon e Us Open), risultato fino ad ora riuscito a Rod Laver (l'unico ad averli vinti uno dietro l'altro), André Agassi e Roger Federer, con i suoi 24 anni è in assoluto il più giovane ad avere raggiunto il traguardo.
L'ONORE DELLE ARMI - «È più di quanto potessi sognare - ha detto Nadal sul campo dopo la vittoria - arrivare in finale era già incredibile, ma ora avere questo trofeo...
La partita che non aveva potuto svolgersi domenica a causa della pioggia , anche lunedì ha subito un'interruzione di un paio di ore dovuta al maltempo.
Djokovic ha reso omaggio al vincitore:<< Oggi è il migliore giocatore del mondo e merita questo titolo.>> Ha detto che è stato per un onore tornare in finale dopo tre anni.
Tratto dal Corriere on line del 14 Settembre 2010.
giovedì 9 settembre 2010
11 Settembre 2001: sapremo mai come sono andate le cose veramente????...mmbhaa...
11 Settembre - Il piano
Gli indizi ignorati della strage
che colpì l'America al cuore
Anche la storia del piano d'attacco dimostra come l'idea sia venuta da lontano.
Quelli di Al Qaeda hanno appiccato il fuoco e si godono l'incendio. Ogni tanto - e quando possono - lo alimentano con una strage. Oppure sfruttano la «legna» fornita generosamente da altri: l'idea di aprire una moschea a due isolati da Ground Zero, il predicatore folle della Florida e qualsiasi provocazione - vera o presunta - che appaia sulla faccia della Terra. Certo, non è il sollevamento popolare che sognava Bin Laden quando ha lanciato l'attacco all'America, ma è una lunga coda di veleni e violenze sulla quale Al Qaeda vuole mettere il suo marchio. Anche se molti esperti ritengono che Osama sia diventato irrilevante. Quasi volessero privarlo dei «meriti» jihadisti che si è guadagnato spargendo il sangue dei nemici. E si aggiunge, misurando la forza del terrore dal numero di vittime, che i qaedisti sarebbero meno letali. G. O.
WASHINGTON - La nuova Pearl Harbor americana inizia alle 8.46 dell'11 settembre 2001, quando l'American Airlines 11 si schianta sulla Torre Nord del World Trade Center a New York. Alle 9.03, il volo United 175 centra la Torre Sud. Alle 9.37 è un altro jet dell'American Airlines (volo 175) a precipitare sul Pentagono, a Washington. Infine si disintegra al suolo in Pennsylvania il volo United 93: doveva colpire la capitale. Gli aerei sono stati dirottati da 19 terroristi di Al Qaeda, divisi in quattro nuclei, e poi lanciati sugli obiettivi. Delle 2965 vittime dell'attacco (cifra che include WTC, Pentagono e volo 93) quasi la metà non sono state identificate. Circa 800 hanno un nome grazie al Dna. A nove anni dal massacro vengono ancora ritrovati dei resti: l'ultima volta è avvenuto alla fine di giugno durante lavori di scavo vicino a Ground Zero quando sono emersi 72 «reperti».
Questi osservatori possono aver ragione, ma solo in parte. Perché come è accaduto troppo spesso si è fatta partire la «storia» dalla mattina dell'11 settembre 2001, quando i quattro jet sono stati trasformati in missili da crociera per attaccare i simboli della potenza americana. Il cuore finanziario a New York, il Pentagono a Washington.
L'assalto affidato ai «19 martiri» non è l'inizio ma la fine di una lunga marcia iniziata quasi dieci anni prima. E al pari di altre formazioni islamiste, il movimento di Osama è arrivato al grande colpo attraverso molte fasi. Hanno tentato una prima volta nel 1993 - con l'autobomba sotto le Torri - quindi sono tornati ad agire in Medio Oriente con attacchi locali, legati però a bersagli stranieri. Gli attentati ai turisti in Egitto, operazioni in Pakistan e nello Yemen, sostegno agli insorti somali e una bomba in un locale in Sud Africa.
IL MANIFESTO - Osama si è sentito abbastanza forte per dichiarare guerra - nel 1996 - a «ebrei e crociati». Ha anche pubblicato un manifesto dove spiegava quali fossero le sue intenzioni. È stato registrato in modo distratto, non esaminato con il dovuto rigore. Così Bin Laden, raccolte le forze esigue e modellato un network internazionale - sempre molto agile - ha colpito con duplice attentato in Africa (agosto 1998). Due ambasciate americane devastate a Nairobi e Dar Es Salam, centinaia di vittime e il ricorso alla tattica preferita: azione multipla, con kamikaze e veicoli pieni di esplosivo. Finalmente si sono accorti del pericolo che rappresentava ma non hanno avuto abbastanza fegato per eliminare il Califfo.
Nei tre anni seguenti, sotto l'ombrello dei talebani, Osama ha attirato seguaci da tutto il mondo e ha avviato l'operazione del 9/11 usando l'asse Afghanistan-Pakistan quale base di partenza. In centinaia sono andati ad addestrarsi nel santuario. Carne da cannone, uomini spendibili. Solo un numero ristretto di eletti - e tali sono considerati dai loro ammiratori - è stato designato per qualcosa che nessuno aveva mai provato a fare.
LO SCHEMA - Bin Laden ha ripetuto lo schema del terrorismo ad hoc. Gli serviva un capo operativo abile e deciso. E lo ha trovato nell'ambizioso Khaled Sheikh Mohammed, aiutato dal sodale Ramzi Binalshib. Quindi ha individuato un gruppo ristretto di militanti, diventati il suo «A team». A questo punto ha valutato opzioni, tempi, possibilità. Forse non sapremo mai l'esatto numero dei cospiratori ma non crediamo che sia stato troppo ampio. Nuove valutazioni condotte negli Usa ritengono che in quei mesi i veri qaedisti fossero nell'ordine dei 200-300. Il resto era una massa di volontari che a stento sapevano imbracciare un Kalashnikov. Ma non era l'abilità nel tiro che interessava a Bin Laden: la loro vera forza era la completa adesione all'idea di lotta feroce e di sacrificio estremo. Un impegno trasformatosi in uno stato mentale, dove ogni momento dell'esistenza quotidiana è segnato dall'estremismo.
Un intreccio complesso di sentimenti e sensazioni che diventa la molla per i 19 kamikaze. Anche la storia del piano d'attacco dimostra come l'idea venga da lontano. È nel 1996 - o forse un anno prima - che Khaled Sheikh Mohammed, alias Ksm, presenta a Osama un progetto grandioso: il dirottamento simultaneo di una dozzina di aerei con i quali colpire non solo il World Trade Center ma anche la Casa Bianca, il Congresso e altri obiettivi sensibili. Il capo ascolta, poi boccia la proposta ritenendo che sia inattuabile. L'idea, però, rimane nella testa. Ed è proprio Osama, nella primavera del 1999, a convocare Mohammed a Kandahar (Afghanistan) per affidargli l'organizzazione dell'attacco. Un'investitura accompagnata da consigli/ordini sugli uomini da impiegare. Ksm obbedisce, anche se alcuni dei futuri kamikaze non sembrano adatti. Parlano poco l'inglese, conoscono poco dell'America, dove devono vivere da infiltrati. Si va avanti comunque. Mohammed Atta è designato come capo del commando ed emerge una prima lista di obiettivi indicati sempre da Bin Laden.
L'INTELLIGENCE - Il tutto dovrebbe avvenire nella massima segretezza, con 2-3 capi di Al Qaeda informati, persino Al Zawahiri sarebbe stato tenuto all'oscuro. Invece si verificano diverse fughe di notizie. Alcune, ha sostenuto Ksm, sono da addebitare allo stesso Califfo. Difficile che le voci non siano captate dalle intelligence: emergono segnalazioni nel 1998 - a Bill Clinton - poi nel 2000, quindi a pochi giorni dal massacro. Note riservate dei russi, dei francesi, dell'Fbi, della Cia. Con l'ultimo memo degli 007 portato da Condoleezza Rice al presidente Bush nel suo ranch in Texas. Era il 6 agosto. Informazioni considerate generiche, minacce definite «non specifiche» ma che se analizzate con un occhio più attento avrebbero forse fermato la macchina distruttrice. I responsabili della sicurezza dovevano incrociarle con quanto predicava da un decennio Bin Laden. Ai terroristi jihadisti va riconosciuta una dote: cercano di mantenere quello che promettono. Guai sottovalutarli. Pericoloso sottostimare la loro fantasia criminale, pur se velleitaria. La mancanza di immaginazione dei servizi di sicurezza - come ha sottolineato la Commissione di inchiesta - ha, infatti, permesso ai complottatori di procedere sotto il radar.
I JET - Osama ha fretta, vorrebbe anticipare l'attacco. Ksm si oppone, spiega che i 19 non sono ancora pronti. Dei 4 «piloti» designati - Atta, Al Shehi, Jarrah, Hanjour - solo l'ultimo poteva vantare un background aeronautico: aveva studiato volo dal 1997 al '99, quindi aveva frequentato un corso in Arizona nel dicembre 2000, infine si era esercitato sul simulatore del Boeing 737. E malgrado questo training non era apparso troppo in gamba. Ancora minori le esperienze dei suoi complici: appena 40 ore di volo. Dato ben al di sotto delle 1500 ore richieste dalle autorità federali Usa. C'era poi il problema di condurre i jet dirottati sul bersaglio. Un ostacolo superato - per la commissione di inchiesta - usando i GPS. Quello della preparazione dei «piloti» resta uno dei punti oscuri della trama e che verrà sottolineato da molti, compreso il presidente egiziano Mubarak. Ex ufficiale di aviazione, vecchia volpe del Medio Oriente, avanza dei dubbi. A suo giudizio hanno eseguito una manovra troppo complessa per dei principianti.
I risultati, però, sono devastanti. Migliaia di morti, la frattura ideologica, l'odio, la reazione statunitense. Incalzata dall'offensiva alleata, Al Qaeda si rimpicciolisce lasciando il campo ai movimenti regionali. Di nuovo, gli 007 parlano di 100-200 elementi oggi «in servizio». Khaled Sheikh Mohammed, catturato con Binalshib dagli americani, è a Guantanamo dove si è assunto la paternità dell'operazione «dalla A alla Z». Vorrebbe morire sul patibolo e forse è per questo che in un messaggio alla famiglia ha lanciato strani segnali: «Cerco rifugio in lui (Allah, ndr) dal male dentro di noi e dalle nostre cattive azioni». Pentimento? Vedremo
Osama, invece, è sparito, protetto da complicità, voci incontrollabili (vivo/malato/morto) e da un complicato teatro geografico. Con la sua lunga marcia ha trascinato l'Occidente su un terreno insidioso, ha cambiato la nostra esistenza, ha consumato vite e risorse. Bin Laden non ha vinto, però ci ha costretto a raccogliere la sfida. Non si poteva stare a guardare, serviva una risposta per parare altri colpi, ma evitando di eleggere la lotta ai terroristi quale perno della politica occidentale. Così si è finito per fare il gioco di chi voleva la guerra dei mondi.
Guido Olimpio
10 settembre 2010
Tratto dal Corriere della Sera on line del 10 Settembre 2010.
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