venerdì 30 luglio 2010
Le temperature si alzano, le gonne si abbassano...e noi (UOMINI) ci incasiniamo al volante....
Studio Inglese
Scollature e look estivo più succinto
Distratto il 29% degli uomini al volante
Ricerca della società di assicurazioni «Sheilas' Wheels»
MILANO - Le temperature si alzano, le gonne delle donne si accorciano, le scollature precipitano e gli uomini vanno a sbattere con la macchina, perché distratti da tanto ben di dio. A dirlo, un sondaggio condotto su quasi 1.400 automobilisti dalla società di assicurazioni «Sheilas’ Wheels» che ha rilevato come in estate il 29% degli uomini al volante fatichi a rimanere concentrato alla guida se vede passare per la strada una donna in abitini succinti. Al contrario, la visione di un uomo in look estivo colpisce giusto il 3% delle guidatrici. Non solo. Le temperature più elevate accenderebbero anche il caratterino maschile, con il 21% che confessa di diventare molto più aggressivo al volante durante i mesi caldi e il 25% che ammette di aver avuto almeno un incidente (o di esserci andato vicino) negli ultimi cinque anni, a differenza del 17% delle donne.
AGGRESSIVITA' - «Questa ricerca non è affatto una sorpresa – ha spiegato al Daily Express la psicologa del comportamento Donna Dawson – perché conferma che gli uomini si fanno distrarre molto più facilmente delle donne quando sono alla guida di un’auto e bastano dei cartelloni pubblicitari raffiguranti ragazze attraenti per far spostare rapidamente la loro attenzione. Non solo. Il testosterone gioca anche un ruolo importante per l’aggressività, perché rende gli uomini più inclini agli scoppi d’ira, a maggior ragione quando sono confinati in uno spazio angusto come un’automobile, e a farli irritare con più facilità rispetto alle donne». Nel 1994 fece scalpore il celebre cartellone pubblicitario della Wonderbra con le procaci curve di Eva Herzigova in bella evidenza e la scritta «Hello Boys», tanto che in molte strade si decise di vietarli perché rappresentavano una pericolosa distrazione per gli automobilisti. Sedici anni dopo, siamo ancora al punto di partenza. «Nell’era dell’aria condizionata, uno potrebbe pensare che gli automobilisti siano diventati molto più freddi al volante – ha commentato Jacky Brown, della «Sheilas’ Wheels», specializzata in polizze a favore delle donne – e, invece, gli uomini sono significativamente più propensi delle donne alle rimostranze e ai reclami. Ecco perché invitiamo tutti gli automobilisti a tenere gli occhi fissi sulla strada, indipendentemente dalle distrazioni che possono avere».
Tratto dal Corriere della Sera on line del 30 Luglio 2010
Simona Marchetti
30 luglio 2010
giovedì 29 luglio 2010
Sigaretta???...NO GRAZIE....ho smesso da anni...e non ricomincierò!!!
Ricerca
Fumo, 323 geni vanno in tilt per le bionde.
Uno studio scopre nuovi effetti nocivi delle sigarette sul Dna: oltre al danno fisico sui geni (mutazioni), c'è anche un danno funzionale sulla regolare attività delle cellule
MILANO - Sono ben 323 i geni che «sballano» quando si fuma. Ovvero, mentre si gusta una sigaretta il nostro Dna cambia la sua normale attività e nel nostro organismo centinaia di geni stanno perdendo letteralmente la bussola, funzionando in modo anomalo perché «offuscati» dal fumo. È quanto emerge da uno studio appena pubblicato sulla rivista BMC Medical Genomics. Già di recente una ricerca del Wellcome Trust Sanger Institute di Cambridge, in Gran Bretagna, aveva dimostrato i danni causati ai geni dal tabacco: i ricercatori avevano calcolato che in media ogni 15 sigarette nel Dna del fumatore compare un difetto genetico, una mutazione.
ESPRESSIONE - Ora gli studiosi americani della Southwest Foundation for Biomedical Research in Texas svelano che non solo il tabacco danneggia fisicamente i geni provocando mutazioni, ma riesce persino a mandare in tilt il loro modo di funzionare, mettendo cioè a soqquadro quella che tecnicamente si definisce «espressione dei geni». «Il nostro studio ha scoperto che non solo i singoli geni, ma interi network sono influenzati dall’esposizione al fumo - spiega Jac Charlesworth, primo autore della ricerca -. Mai prima d’ora era stato preso in considerazione un campione così vasto di persone e mai era emerso un legame così grande tra il fumo e la trascrizione dei geni: la scala a cui l’esposizione influenza i livelli di espressione è incredibile». Gli esperti hanno arruolato 1240 persone, tra fumatori e non, e osservato «in diretta» i danni provocati dal fumo, registrando il livello di attività del genoma nelle cellule del campione (analizzate tramite un semplice prelievo di sangue.). Nei fumatori ben 323 geni modificano la propria attività rispetto ai corrispondenti geni nel Dna dei non fumatori.
4MILA SOSTANZE - Le alterazioni trovate, scrivono gli autori, hanno una serie di influenze negative sul corpo, dal sistema immunitario a diversi processi legati al cancro, alla morte delle cellule e al metabolismo. «Si tratta di un lavoro interessante - commenta Piergiorgio Zuccaro, direttore dell’Osservatorio Fumo alcol e droga dell’Istituto Superiore di Sanità - perché aggiunge informazioni sui meccanismi genetici e molecolari con cui il fumo scatena una serie di malattie». Oggi infatti conosciamo moltissime patologie fumo-correlate, ma in tanti casi ancora non sono chiari i meccanismi molecolari che le innescano. «Quando si fuma - prosegue Zuccaro -, si lasciano entrare nei polmoni e quindi, attraverso il sangue, in tutte le parti del corpo circa 4.000 sostanze, di cui 80 cancerogene come gli idrocarburi policiclici aromatici e le ammine aromatiche. Molti di questi composti sono note cause del cancro, provocando mutazioni alle cellule che favoriscono lo sviluppo di una neoplasia. Altre esercitano un tipo di tossicità diverso, e in parte ancora ignoto, ma comunque sono dannose».
Tratto dal Corriere della Sera on line del 29 Luglio 2010
Vera Martinella
(Fondazione Veronesi)
29 luglio 2010
domenica 25 luglio 2010
Fiera Nautica di Genova 2010, e sono 50!!!....ma la "malattia" prosegure...ma il medico NON si vede!
Albertoni: "La politica è rimandata a ottobre"
Il Salone Nautico di Genova compie 50 anni. Intervento a tutto campo quello del presidente di Ucina: idee chiare per agganciare la ripresa e priorità del settore.
Il protagonista è lui, il Salone Nautico Internazionale di Genova. Principe indiscusso tra i saloni nautici del mondo. Unico e irripetibile. Poi ci sono alcuni «falsi», come dirà Lorenzo Selva. Ma l’edizione che andrà a inaugurarsi il 2 ottobre prossimo sarà un evento speciale. Perché il Salone compie 50 anni.
Un traguardo importante, di buon auspicio dopo la crisi scoppiata proprio a Genova 2008. Nonostante uno scenario economico ancora difficile, tuttavia, la rassegna esibisce numeri importanti: 1.400 espositori (il 36% dei quali esteri), 2.300 barche (il 60% inferiori ai 1o metri), di cui 500 in acqua. Ma la vera sorpresa arriva dalle novità, le cosiddette «anteprime». Grazie a un’imprenditoria che ha raccolto il guanto della sfida e che, senza piangersi addosso, ha investito ancora per progettare e costruire 500 nuovi modelli.
Le considerazioni «Nel 2009 - dice Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina-Confindustria Nautica - abbiamo vissuto una crisi economia che ha messo a dura prova la tenuta di molte aziende. Oggi, nonostante qualche lieve segnale di miglioramento, sappiamo che ci vorrà ancora tempo per recuperare i livelli produttivi che ci competono. Nel primi trimestre 2010 il Pil è cresciuto dello 0,6%, con una performance migliore rispetto a Francia, Spagna e Gran Bretagna. Segnali positivi arrivano anche dall’export che nel primo trimestre ha incassato un ottimo +17,2%.
Questa è la forza del nostro made in Italy.Per quanto riguarda la nautica da diporto, per il 2009 avevamo stimato una contrazione fra il 27 e il 35%. Oggi sappiamo che il calo complessivo è stato del 30,5%.Siamo però convinti che al momento della ripresa, il nostro sarà uno dei settori con maggiori margini di crescita».
La grande trasformazione:
Tuttavia in questi anni la nautica si è trasformata da settore di nicchia a comparto industriale: «Un settore trainante e dinamico - aggiunge Albertoni - che può ancora vantare una leadership mondiale con il 51,3% del portafoglio ordini, nel comparto delle grandi barche. Con oltre 3 miliardi di dollari di valore, l’industria nautica italiana si presenta al primo posto della classifica dei primi 20 Paesi esportatori di yacht e barche da diporto nel mondo. Rispetto ad altri settori, storicamente votati all’esportazione, a oggi la nostra quota di export si è ridotta solo del 15%. La nautica è comunque al quinto posto, nella graduatoria dei prodotti che guidano la leadership del made in Italy».
Politici nel mirino Politica sul banco degli imputati: «A ottobre - dice Albertoni - ci saranno le aziende, le barche e i visitatori. Ma a ottobre è rimandata anche la politica, come accadeva una volta a scuola. Lo scorso anno, ospiti dell’Assemblea straordinaria della nautica, abbiamo avuto tre ministri ai quali abbiamo presentato il “Piano generale per la nautica” che avrebbe attratto 3 miliardi di euro di investimenti privati. Dobbiamo farlo subito - dissi in quella occasione - dobbiamo andare all’attacco, innovare in tutti i campi, anche sui temi fiscali. Sono trascorsi 9 mesi e la riforma della legge 84/94 sui porti attende ancora il parere della Conferenza delle Regioni per proseguire il cammino parlamentare, mentre non abbiamo avuto alcuna risposta sulla linea di azione di “Italia Navigando” e la ridefinizione dei canoni demaniali è rimandata alla realizzazione del Federalismo.
La riforma delle aree marine protette è stata incardinata al Senato, ma muove troppo lentamente i primi passi dell’iter parlamentare. Sono stati aperti i tavoli tecnici per aggiornare il regolamento di attuazione del Codice della Nautica e il decreto sui titoli professionali e un altro per creare un esame unico nazionale a quiz per la patente nautica, ma sono tutti da concludere. Poi si è aggiunta la questione oggi più attuale - per non dire drammatica - perché ha messo in difficoltà il nostro Paese sui mercati internazionali del noleggio dei grandi yacht. Mi riferisco alla mancanza di norme e interpretazioni certe sugli aspetti fiscali e doganali che spinge i broker a far partire le unità da Paesi esteri - in primo luogo la Francia - regalando a loro i benefici fiscali e il rilevante indotto».
L’affondo «La politica non può farsi imbrigliare dai facili qualunquismi: questa non è l’industria dei ricchi, così come la moda non è l’industria dell’effimero. Sono invece fra i pochi pilastri economici su cui il Paese può puntare per rilanciare la sua economia. La politica abbia il coraggio di guardare oltre e darci gli strumenti per continuare a essere leader nel mondo».
Urgenze a grande richiesta Al termine del suo intervento, Albertoni ha elencato le priorità: il piano industriale per lo sviluppo della Fiera; il rifacimento del Padiglione S perché diventi definitivamente un riferimento mondiale per la piccola nautica; il completamento del Padiglione B con l’incorporazione del Padiglione D; il rifacimento dell’entrata di Levante e del varco di Ponente; un centro congressi annesso al quartiere. E la definizione delle concessioni demaniali per la Nuova Darsena in capo a una società mista Fiera di Genova-Ucina.
Tratto dalla Rubrica il Giornale di Bordo sul il Giornale .it.
mercoledì 21 luglio 2010
Superpalio con Caravaggio: chi vince entra nella storia???MAhhaaa...
Orbetello - Sarà un superpalio nel nome del Caravaggio.
Anche la città lagunare rende omaggio al maestro con la gara remiera. Tutti i residenti (da almeno cinque anni) potranno partecipare.
In acqua Anche il palio rende omaggio a Caravaggio
Il palio della Laguna 2010 si correrà all’insegna del Caravaggio. In concomitanza con l’anniversario della morte del grande pittore l’amministrazione comunale di Orbetello ha voluto in questo modo onore l’artista.
Per questo con una votazione all’unanimità è stata adottata in via eccezionale una delibera che ha allargato la partecipazione al palio per tutti i cittadini e residenti, da almeno cinque anni, in quello che anticamente era definito come lo Stato dei Presidi. Ovvero quel territorio che partendo da Orbetello si estendeva a tutto il promontorio dell’Argentario, quindi Porto Santo Stefano e Porto Ercole e che aveva alle due estremità Ansedonia da una parte e Talamone dall’altra.
Data della kermesse domenica 22 agosto, teatro le acque della laguna di levante nelle quali gli equipaggi in gara si daranno battaglia. Chi vince entra nella storia, perché accosterà il proprio nome, la vittoria del proprio battello e del paese o della frazione che rappresenta, a un evento di livello mondiale, quale appunto i 400 anni della morte del Caravaggio. Insomma questa quinta edizione per chi se la aggiudicherà avrà un sapore speciale, particolare, unico. Orbetello è già in fermento. La risonanza che questo straordinario personaggio sta dando e potrà dare a tutta la Costa D’Argento è un elemento che non può non essere tenuto in seria considerazione per chi vive di turismo, vuole diversificare l’offerta e caratterizzarla sotto il profilo culturale.
Per questo Orbetello a pieno titolo vuole esserci anche attraverso decisioni che poi sono un modo sottile per rivendicare in qualche modo il legame, la vicinanza stretta tra la cittadina lagunare e il pittore.
Nessuna contrapposizione con il promontorio, ma che Caravaggio abbia avuto a che fare anche con Orbetello e con l’allora Stato dei Presidi questo è un dato certo. Ecco perché il 24 e 25 luglio nella piazza Giovanni Paolo II, in questa stagione estiva scelta come teatro all’aperto della cittadina lagunare, ci sarà la rievocazione della sua vita. Ecco perché questo ennesimo tributo targato Stato dei Presidi: chi partecipa e chi assiste non potrà che gradire il particolare appuntamento.
Tratto dal Corriere di Maremma on line del 21 Luglio 2010.
sabato 17 luglio 2010
La solita politica politicante...che DISTRUGGE L'ITALIA....
"Politici sveglia! O il charter sparisce"
Il ddl per i grandi yacht. La denuncia di Sandro Picchiotti (Leopard): «Confusione e incertezze normative stanno distruggendo il settore». E Massimo Perotti (Sanlorenzo) rincara la dose: «Continuiamo a regalare centinaia di milioni di euro ai francesi»
Se ne sta andando un’altra stagione e il disegno di legge sulla semplificazione delle norme che regolano la navigazione dei grandi yacht è fermo in qualche ovattata aula di Palazzo Madama. Si dice che il fascicolo sarà «spolverato» non prima di settembre.
Quando altre, tante, troppe imbarcazioni avranno già fatto rotta verso le coste francesi. Grande occasione gettata al vento, tempo sprecato, mancati introiti. Per lo Stato, per i costruttori, per il refitting, per l’intero indotto. E per tutta l’economia costiera italiana. In questi casi il vero problema è non sapere a chi fare i complimenti. Certo, dobbiamo capire i nostri 956 parlamentari. Poveri!
Stanchi e stressati dal superlavoro. Impegnati come sono, sia a destra sia a sinistra, a litigare, a lucidare i pugnali, a chiedere le dimissioni dell’avversario “lievemente” più corrotto del proprio compagno di partito. A tramare contro il Premier. È questo il grande lavoro che i peones fanno per il Paese. Un Paese che farebbe volentieri a meno dei peones.
«La situazione è tragica - racconta al Giornale Sandro Picchiotti, presidente di Leopard Yacht - sia per i costruttori, sia per refitting e service. Confusione e incertezze sulla normativa stanno distruggendo il charter. Così i clienti stranieri se ne vanno in Francia. Difficile che tornino». Leopard Yacht ha abbandonato, infatti, l’attività del charter: «Per non dare motivi di rischio ai nostri clienti - aggiunge Sandro Picchiotti - Proprio per questa attività avevamo costruito 5 yacht di 24 metri, investendo 25 milioni». Andati in fumo.
Insieme con i sogni di sopravvivenza di almeno 20 lavoratori tra equipaggio e personale addetto alla manutenzione. Cosette da poco, lontane dalle strategie sindacali. Quanto pretendete che valgano lavoro e famiglie di venti disperati?
Per scomodare Epifani & C occorre che esplodano «bombe» tipo Pomigliano d’Arco o Termini Imerese. «Venti posti di lavoro perduti in un solo cantiere, il mio - dice ancora Picchiotti - Ma vogliamo andare a mettere il naso in altre situazioni simili? Chieda in giro, ai miei colleghi che cosa succede nei cantieri. Senza contare che la caduta di lavoro e fatturato significa far soffrire anche l’artigiano, il falegname, il tappezziere. Spesso non recrimino su mancati ricavi della mia azienda, ma penso a chi perde il lavoro, a chi chiude bottega.
Questo è il lato peggiore di una situazione ormai insostenibile, un vero e proprio dramma sociale che nessuno ha voglia di comprendere fino in fondo». Da uomo concreto qual è, Picchiotti prende la mira. E sbotta: «Si è parlato tanto di “decreto salva Briatore”, ma secondo me chi pensa questo, della necessità di nuove norme ha capito ben poco.
Sono schietto: ci sono situazioni difficilmente difendibili, e non mi riferisco al caso Briatore. Esiste qualche armatore italiano che non si è comportato nella maniera più corretta. Fatti isolati che tuttavia offrono il fianco ai moralisti dell’opposizione che fanno di tutta l’erba un fascio, demonizzando il mondo della nautica, a cominciare dai costruttori». Vorremmo tranquillizzare il presidente: c’è anche qualcuno nella maggioranza di governo che fa finta di non capire. Motivo?
Nessuno. Non capisce a prescindere. Per il proprietario-presidente, di Sanlorenzo «la soluzione sarebbe semplice». E ricorda i numeri della nautica italiana degli ultimi anni che. «Nonostante la crisi - dice Massimo Perotti - abbiamo ancora la leadership mondiale nella produzione di yacht sopra i 24 metri. Queste navi creano 120mila posti di lavoro e, grazie all’export, generano un business importante». Quindi? «Senza una legge adeguata - aggiunge - che favorisca il ritorno di queste imbarcazioni alla bandiera italiana, si vanifica tutto, si disperdono energie, vanno a farsi benedire tutti quei benefici che potrebbero aiutare l’economia del Paese.
È davvero ridicolo equiparare una nave da diporto a una nave commerciale. Non è affatto casuale, infatti, che anche le commerciali battano bandiera liberiana piuttosto che panamense o altro ancora». Massimo Perotti fa i conti: «In questo modo - dice - l’Italia si lascia serenamente scippare centinaia, forse migliaia, di milioni l’anno dai concorrenti». A chi giova? «Non certo allo Stato italiano. Giova ai francesi e agli inglesi. Che sono più furbi. O più intelligenti». E la Repubblica più marinara del mondo? Sta a guardare. Al massimo organizza la periodica «caccia alle streghe», con tanto di coreografia degna di un colossal, per dare in pasto all’opinione pubblica il furbetto di turno, facendo passare la più demenziale delle equazioni: il ricco che va in barca altro non è che un evasore! «In effetti - continua Massimo Perotti - l’obiettivo non è quello di non pagare le imposte. Non entro nel merito del caso Briatore, non devo difenderlo né condannarlo.
Serve una legge che semplifichi la burocrazia e che, soprattutto, mantenga il lavoro in Italia. Non credo che semplificazione sia il sinonimo di evasione. Più semplicemente è quello che dovrebbe fare un governo per aiutare l’economia di un Paese. Tutto il resto è demagogia pura. Non esiste nessun punto di contatto tra le nuove norme e la piaga dell’evasione fiscale. E quando parlo di demagogia mi riferisco ad alcune frange della sinistra, da sempre impegnate a demonizzare il settore nautico, il quinto settore nazionale, che produce ricchezza, prestigio mondiale e assicura lavoro a 120mila persone».
Tratto dalla rubrica Giornale di bordo dal Il giornale on line del 17 Luglio 2010.
lunedì 12 luglio 2010
Gira gira..il Polpo Paul is Italian's.....
La sorpresa
Mondiale, il polpo Paul è italiano:
«Fu catturato all'isola d'Elba»
La rivelazione dell'istruttrice sul cefalopode indovino: «L'ho pescato io con le mie mani»
BERLINO - Nel suo piccolo, l'Italia è protagonista anche al Mondiale di calcio del 2010: il polpo Paul, l'incredibile cefalopode indovino che ha inanellato una serie impressionante di risultati azzeccati alla rassegna sudafricana (sette su sette prima della finale, in cui ha pronosticato la Spagna), non è inglese ma italiano. L'oracolo - che a questo punto dovrebbe chiamarsi «Paolo» - sarebbe infatti originario dell'isola d'Elba, secondo quanto sostiene l'istruttrice del più famoso polpo al mondo.
LA RIVELAZIONE - Verena Bartsch in un'intervista al Bild am Sonntag sostiene infatti di averlo catturato con le proprie mani ad aprile nelle acque dell'isola toscana, quando aveva appena quattro settimane e non era più lungo di 10 centimetri. La Bartsch smentisce quindi la biografia ufficiale fornita dall'acquario Sea Life di Oberhausen che voleva Paul originario di Weymounth, in Inghilterra, e di due anni e mezzo di età. Quell'età, tra l'altro, è il presupposto su cui si basa la versione dell'acquario secondo cui era Paul il polpo-oracolo del 2008 che azzeccò tutti i risultati della Germania agli ultimi Europei sbagliando solo sull'esito della finale, vinta dalla Spagna contro i tedeschi. Secondo la Bartsch, Paul era stato «parcheggiato» in acquario a Coburg e poi venduto per 179 euro a quello di Oberhausen, dove lei lo ha addestrato.
Tratto da il Corriere on line del 11 Luglio 2010.
giovedì 8 luglio 2010
L'anima del commercio...sone le IDEE....complimenti a Carrara!!!
Se fai la spesa in bikini
ti fanno lo sconto
CARRARA. Tutte le donne che si presenteranno nei negozi del centro in bikini riceveranno un premio dal commerciante. In controtendenza rispetto alle ordinanze emesse in diverse località italiane, negli ultimi anni, che vietano anche di passeggiare in costume da bagno, l'iniziativa è stata ideata dal consorzio 'Carrara in vetrina'.
Il Consorzio raggruppa la grande maggioranza dei negozianti del centro storico di Carrara comprese boutique di lusso, gioiellerie e negozi di calzature. Il dono-premio per la "sfilata" in bikini sarà offerto per tutto il week-end.
Tratto da il Tirreno on line del 7 luglio 2010
martedì 6 luglio 2010
La Semenya : dice che è donna.....
Atletica: la Semenya puo' gareggiare
ROMA - Caster Semenya puo' tornare a gareggiare.
Lo ha reso noto la Federazione internazionale di atletica (Iaaf) con un comunicato diffuso oggi.
La 19/enne atleta sudafricana, medaglia d'oro negli 800 ai Mondiali di Berlino nel 2009, si era sottoposta a esami per chiarire i dubbi sul suo sesso e da allora aveva dovuto sospendere l'attivita' agonistica.
Tratto dalle notizie Ansa del Corriere.it del 06 Luglio 2010.
da Wikipedia:
Caster Mokgadi Semenya (Polokwane, 7 gennaio 1991) è un'atleta sudafricana, specialista degli 800 metri piani di cui è campionessa mondiale in carica.
Nel 2008 partecipa ai Campionati mondiali giovanili di atletica leggera, senza tuttavia superare le batterie degli 800 metri. Nello stesso anno si aggiudica la stessa gara nell'ambito dei Giochi giovanili del Commonwealth. Nel 2009 vince le gare degli 800 m e dei 1500 ai Campionati africani juniores.
Nel corso dello stesso anno vince la gara degli 800 m ai Campionati mondiali di atletica leggera, disputati a Berlino. La IAAF, tuttavia, richiede chiarimenti alla Federazione sudafricana di atletica al fine di dissipare le insistenti voci secondo le quali, dietro ai tratti somatici così mascolini dell'atleta, si celi in realtà un uomo. I risultati dei primi suggeriscono che Caster Semenya è uno pseudoermafrodita, in quanto all'interno del suo organo genitale al posto di utero e ovaie ci sarebbero i testicoli.[1][2] La IAAF tuttavia non ha ancora confermato la notizia, in attesa che i risultati dei test medici siano esaminati da esperti indipendenti.[3] Qualora i risultati fossero corretti, Caster Semenya conserverebbe le sue medaglie, perché in questo caso non si tratterebbe di doping. Il portavoce della Federazione ha dichiarato: «Semenya è naturalmente fatta così. È stata iscritta con la sua squadra a Berlino e accettata dalla IAAF.»[3]
sabato 3 luglio 2010
Palio di Siena: Vince La Selva...analcolicamente....
Nessuna contestazione per il drappellone dell'artista Ali Hassoun
Palio di Siena, ha vinto la Selva
Davanti a tutti il fantino Silvano Mulas, detto "Voglia", sul cavallo Fedora Saura: portato in trionfo in piazza
SIENA - La contrada della Selva ha vinto il Palio di Siena. Davanti a tutti il fantino Silvano Mulas, detto "Voglia", sul cavallo Fedora Saura nell'edizione dedicata alla Madonna di Provenzano. Grandi festeggiamenti in piazza del Campo per la contrada vincitrice, che ha portato in trionfo il fantino. La Selva aveva vinto l'ultima volta il Palio nell'agosto 2006, nell'edizione dedicata alla Madonna dell'Assunta, con il fantino Antonio Ricceri detto "Salasso" sul cavallo Caro Amico. Questa è la 37esima vittoria per la contrada, la prima per Mulas, sardo di 26 anni. Il cavallo Fedora Saura si è invece aggiudicato il suo secondo palio.
CADUTE - La tensione è stata come sempre altissima. Dopo cinque tentativi di allinearsi al canape, sono partiti in testa l'Onda, seguita da Giraffa, Selva, Nicchio e Leocorno. L'Onda ha continuato a mantenersi in testa, seguita, al secondo giro di San Martino, dalla Selva e dal Nicchio. Intanto, è caduto Leocorno. All'altezza della Mossa, la Selva sorpassa e la competizione, in poche frazioni di secondo, si ribalta. Due i fantini portati in ospedale per accertamenti, ma le loro condizioni non destano preoccupazione. Nel secondo giro, alla curva del Casato, sono finiti a terra alcuni cavalli ma senza gravi conseguenze. Si è rialzato, apparentemente in buone condizioni, il cavallo Gammede della contrada dell'Aquila, caduto al secondo Casato e rimasto quasi fermo, zampe in su e la testa innaturalmente ripiegata, per diversi secondi apparsi al pubblico interminabili. Per l'animale, un sauro di 8 anni, molti hanno temuto il peggio. Poi si è rialzato ed è stato portato fuori, apparentemente incolume. Nella curva è caduto e si è subito rialzato anche Lampante, della contrada della Giraffa. Prima di cadere hanno travolto Giostreddu, il baio del Leocorno che stava continuando la corsa senza fantino.
DRAPPELLONE - La Selva si è dunque aggiudicata il "Cencio", ovvero il drappellone dipinto dall'artista italo-libanese Alì Hassoun: celebra la battaglia di Montaperti che portò Siena a vincere contro la guelfa Firenze. Hassoun ha dipinto la Madonna di Provenzano con il capo contornato da una stella di David e da una mezzaluna, e San Giorgio con il capo fasciato da una kefiah. Un'opera discussa per la mescolanza tra simboli di religioni diverse, ma nella serata della carriera nessuno l'ha contestata. La Curia senese aveva parlato di soggetto «problematico», l'associazione Giovine Italia aveva annunciato una manifestazione di protesta. «Ma non c'è stata nessuna contestazione, sono rimasti tutti a casa» spiegano i carabinieri.
DEBUTTANTI - Due i fantini debuttanti dell'edizione: Antonio Siri "Amsicora" nella contrada della Torre e Federico Ghiani "Strappo" nell'Aquila. Tra quelli in piazza avevano già vinto il Palio Gigi Bruschelli detto "Trecciolino" (undici volte), Giuseppe Zedde detto "Gingillo" e Jonathan Bartoletti "Scompiglio". La sesta prova, detta "provaccia", era stata vinta dalla contrada del Bruco. Per la prima volta nella storia del Palio i fantini sono stati sottoposti all'alcol test.
Tratto da Il Corriere della srra on line del 03 Luglio 2010.
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